Geologi italiani, serve prevenzione ai disastri
| di Maria Antonia Coppola(AGENPARL) Il Consiglio Nazionale dei Geologi mostra preoccupazione in seguito all’approvazione della riforma Gelmini. Il 24 febbraio alle 10.30 c’è stato un incontro all’Università La Sapienza di Roma tra i rappresentanti dei dipartimenti scientifici, delle società scientifiche nazionali, dei docenti di geologia, per discutere del declino che la riforma provocherà al settore scientifico e di conseguenza al territorio dal momento che studi e ricerche saranno notevolemente ridotti. Ascoltato il Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, Gian Vito Graziano, ha espresso così tutto il suo sgomento.
Dott. Graziano, cosa sta succedendo nel mondo scientifico post – riforma?
“Il mondo scientifico è preoccupato per quello che sarà il dopo – riforma Gelmini. Questo perchè è probabile che i tagli porteranno alla chiusura o al depauperamento di alcuni Dipartimenti di Scienze della Terra. E’ una preoccupazione legata ovviamente all’attività scientifica che si svolge all’interno dei dipartimenti, ma anche alla sorte del Consiglio nazionale e al fatto che questo comporterà meno ricerca e meno dati disponibili sul territorio. Il nostro territorio è fragile sotto tanti profili dal punto di vista geologico, ogni anno infatti assistiamo a eventi catastrofici e costosissimi, anche dal punto di vista sismico, dell’erosione delle coste, e vulcanico. Siamo preoccupati che tutto questo possa significare una diminuzione di conoscenza, e di conseguenza di sicurezza, del territorio.
Quanto costa intervenire con politiche successive ai disastri piuttosto che attuare interventi di prevenzione?
La stima che viene fatta dice che intervenire in emergenza piuttosto che in prevenzione costa dieci volte di più.
Come si interviene concretamente per effettuare interventi di prevenzione?
Questo è uno dei problemi grossi che riguardano il sistema. In Italia non c’è una cabina di regia su quelli che sono gli interventi da fare. Non c’è un programma sostanzialmente. Invoco spesso una legge di governo sul territorio. Abbiamo competenze del tutto divise sul territorio per cui oggi, a fatti avvenuti, interviene la Protezione Civile, la Provincia, i Comuni, le Regioni, senza che ci sia tra questi un vero e proprio coordinamento che è quello che, di fatto, manca.
Perchè questo accade?
Perchè non c’è nella Pianificazione del territorio un organismo unico e una sorta di testo unico dell’organizzazione del territorio che includa una serie di problematiche che vanno dall’urbanistica ad altri versanti e che in qualche modo possa diventare forma di pianificazione più condivisa e più allargata. Succede che l’urbanistica lavora in un modo, i piani di assetto idrogeologico si muovono in un altro ambito, ma diciamo che tutto sommato i due quasi non si parlano. Serve dunque un programma unitario, che deve venire fuori da una legge, sulla base delle esperienze positive dei piani di bacino, e quindi non più per divisioni amministrative ma per divisioni fisiografiche”.
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