La “carbon tax” per lo sviluppo delle green economy nelle aree protette
| di Domenico NicolettiIn periodi di crisi è giusto orientare le poche risorse nella coerente direzione per cui queste risorse sono ottenute. Se la carbon tax come afferma il ministro Clini è lo strumento per “dare un prezzo al danno ambientale”, invece di usare questa risorse come avvenuto in questi ultimi anni per infrastrutture e ulteriori “danni ambientali” (trasporti e viabilità) sarebbe utile salvare il salvabile. E nel paese, il salvabile ancora da salvare, sta nelle aree protette, considerati gli impressionanti numeri del consumo di suolo che viaggia in italia a 500 chilometri quadrati di territorio all’anno, (è come se ogni quattro mesi spuntasse una città uguale all’area urbanizzata del comune di Milano), determinando nel paese una squallida e sempre più consistente desertificazione.
Si parla tanto di green economy, di sviluppo di un modello sostenibile, di difesa dell’ambiente ma se annulliamo il 15% dei territori protetti in Italia, non avremo più da discutere e saremmo in una immensa periferia fatta di deserto umano e ambientale.
Questa è la direzione nella quale stiamo andando.
“Per sostenere a mantenere i territori”, dice il ministro Clini a Parigi alla presentazione dell’outlook dell’Ocse, l’organizzazione mondiale per la cooperazione e lo sviluppo economico, “Sono necessarie politiche che armonizzino economia e ambiente. L’integrazione tra visione economica e ambientale ci assicura da un rischio al quale andiamo incontro: quello di sprecare risorse economiche, insieme alla perdita del patrimonio ambientale”. “Un esempio di tali politiche – ha sottolineato il ministro – è quello di unire le misure volte alla riduzione del debito, a quelle che contribuiscano alla tutela e al miglioramento dell’ambiente. Senza questo approccio integrato non riusciremo a dare una svolta definitiva alla crisi e nei prossimi anni dovremo affrontare questioni ambientali sempre più critiche e complesse. Il ministro ha inoltre affermato che lavorerà in modo particolare, insieme a tutta la squadra di governo, agli obiettivi di sostenibilità ambientale anche attraverso strumenti di natura fiscale, come le “carbon tax”, che mirano a “dare un prezzo al danno ambientale”, e migliorare la qualità ambientale attraverso soluzioni di mercato.
L’Italia ha un impressionante numero di “infrazioni comunitarie” proprio nel settore dell’ambiente con danni enormi per le casse dello stato, se non invertiamo la rotta e decidiamo che quel poco/tanto di consapevolezza ambientale può garantirci la sopravvivenza e farci risparmiare una montagna di denaro pubblico, allora credo siamo degli irresponsabili verso noi stessi, ma soprattutto verso le future generazioni.
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