Dichiara 1 euro ma ne incassa molti di più: professionista scoperto dalla finanza
| di Marianna ValloneNel 2011 aveva dichiarato ricavi annui pari ad 1 euro pur essendo titolare di due siti produttivi in piena attività a Cicerale e Perdifumo, ma il giro d’affari era molto più redditizio. I finanzieri della compagnia della Guardia di finanza di Agropoli, coordinati dalla procura della repubblica di Vallo della Lucania, hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo finalizzato anche alla confisca per ‘equivalente’, emesso dal Gip nei confronti di una nota impresa locale, operante nel settore della produzione e commercio di calcestruzzi, nonché del suo amministratore unico fino al 2012, segnalata all’Autorità Giudiziaria al termine di una verifica fiscale e di articolate indagini patrimoniali.
La verifica fiscale svolta nei confronti della società di capitali ha permesso di ricostruire l’effettivo volume d’affari realizzato della stessa impresa, facendo emergere gli ingenti redditi nascosti al Fisco, nonché l’imposta sul valore aggiunto e l’Irap evasa. Complessivamente, le attività ispettive eseguite dalle Fiamme Gialle hanno consentito di quantificare in oltre 2,7 milioni di euro la materia imponibile sottratta a tassazione ai fini delle imposte sui redditi e dell’Irap, attraverso la presentazione di una dichiarazione fiscale infedele, nonché l’evasione di oltre 540mila euro di Iva.
Sulla scorta dei risultati delle attività ispettive e delle indagini patrimoniali eseguite dalla Guardia di Finanza, che hanno permesso di rilevare le proprietà della giovane donna all’epoca a capo dell’impresa di calcestruzzi, indagata dalla Procura della Repubblica di Vallo della Lucania per il reato di dichiarazione fiscale infedele, il Gip del tribunale locale ha disposto un mirato sequestro preventivo “per equivalente”, fino all’ammontare delle imposte evase dalla s.r.l. verificata, complessivamente quantificate in oltre 1,3 milioni di euro.
La misura cautelare reale è stata eseguita dai militari della Compagnia di Agropoli sulle somme rinvenute sui rapporti bancari intestati allo stesso amministratore dell’impresa verificata, nonché su 3 partecipazioni societarie detenute dalla medesima (tra cui il 50 per cento delle quote nella holding con sede a Salerno, che controlla la stessa impresa oggetto delle complesse investigazioni fiscali), a garanzia dei crediti erariali. Il sequestro è stato reso possibile dall’applicazione della norma, introdotta con la legge finanziaria per il 2008, che estende anche ai reati tributari la c.d. “confisca per equivalente”, ossia la possibilità, qualora non si possa procedere alla confisca dei beni che costituiscono il diretto profitto del reato, di “aggredire” comunque i beni di cui il reo abbia la disponibilità, per un valore corrispondente al suddetto profitto.
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