Caso petrolio Vallo di Diano, continua la mobilitazione: presentata Interrogazione al ministro Clini

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Caso petrolio Vallo di Diano, continua la mobilitazione: presentata Interrogazione al ministro Clini

La vicenda delle possibili prospezioni Shell alla ricerca di giacimenti petroliferi approda al Parlamento italiano.

I senatori Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, infatti, hanno presentato una Interrogazione al ministro dell’Ambiente Corrado Clini al cui interno sono ben specificati i motivi della mobilitazione sociale che in questi giorni sta interessando oltre 70mila residenti del Vallo di Diano ed occupando le prime pagine dei quotidiani non solo locali.

Di seguito il testo integrale dell’Interrogazione:

Atto n. 4-06986

Pubblicato il 1 marzo 2012

Seduta n. 684

Della Seta , Ferrante – Al ministro dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare.

Premesso che:

è di questi giorni la notizia che in otto comuni del Vallo di Diano (Salerno) – Atena Lucana, Montesano sulla Marcellana, Padula, Polla, Sala Consilina, Sant’Arsenio e Teggiano – vi è tra i cittadini forte inquietudine per il ventilato arrivo delle trivelle della Shell che cercherebbero petrolio. Il vallo di Diano si trova nel cuore nell’Appennino lucano, dove i monti della Maddalena e Monte Cavallo separano il Cilento dalla Basilicata, regione in cui sono già presenti pozzi estrattivi; le amministrazioni comunali si sono già espresse negativamente rispetto alla richiesta di autorizzazione avanzata da Shell, attraverso un documento congiunto approvato al termine della riunione che si è tenuta il 23 febbraio 2012 presso la sede della Comunità montana nella certosa di San Lorenzo a Padula.

Da questa stessa riunione è nato anche il comitato spontaneo “No al petrolio nel Vallo di Diano”; a tale proposito, già nel 1997 i cittadini del vallo di Diano si mobilitarono alla notizia che un gruppo di società petrolifere guidate dalla Texaco aveva ottenuto permessi per eseguire un pozzo esplorativo alla ricerca di giacimenti petroliferi ad oltre 4.000 metri di profondità.

Oggi, dopo 15 anni, la Shell mostra di nuovo interesse per il comprensorio valdianese provocando così una rinnovata mobilitazione; si sottolinea che l’area è dal giugno 1997 inserita nella prestigiosa rete delle riserve della biosfera del Mab-Unesco e dal 1998 fa parte della lista di patrimonio mondiale dell’umanità. Inoltre, parte dell’area si trova all’interno del parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano, che risulta agli interroganti essersi già espresso contro il progetto; è importante, per capire la fondatezza della contrarietà espressa dal territorio contro questo progetto della Shell, la lettura del dossier realizzato a suo tempo, in occasione del precedente progetto, dal geologo Franco Ortolani, ordinario di geologia presso l’università Federico II di Napoli.

Nel dossier si chiariva che i problemi geo-ambientali più rilevanti connessi alla ricerca e produzione di idrocarburi nel territorio della comunità montana sono essenzialmente due: il rischio idrogeologico del sito in cui era prevista, nel 1997, la realizzazione del pozzo S. Michele 1, e il rischio sismico derivante da effetti locali quali rotazioni di blocchi rocciosi di notevole spessore e spostamenti verticali relativi tra blocchi in occasione di un eventuale sisma simile a quello del 1857.

Il sito in cui era prevista la realizzazione del Pozzo S. Michele 1 è ubicato nel centro della valle torrentizia denominata vallone Bersaglio ed è sottoposto a vincolo idrogeologico.

La Texaco aveva richiesto lo svincolo idrogeologico dell’area producendo uno studio con cui si proponeva di realizzare una sistemazione idraulica in modo da deviare le eventuali acque di piena che avrebbero potuto incanalarsi nella valle in seguito ad eventi pluviometrici eccezionali.

Il rischio idrogeologico connesso all’invasione di acqua in tal modo sarebbe stato eliminato. L’indagine svolta da Ortolani evidenziò un problema, fino ad allora mai segnalato, per il margine nordorientale del vallo di Diano, rappresentato dalle colate rapide di detriti che nel secolo scorso hanno già interessato l’area di Padula.

Il problema geo-ambientale più grave del sito non era rappresentato, pertanto, dalle piene idriche eccezionali, ma dal rischio di colate rapide di fango e detriti. Per questo il sito prescelto dalla Texaco risultò ad alto rischio idrogeologico connesso al transito di colate rapide di fango e detriti: un’eventuale colata avrebbe potuto distruggere istantaneamente gli impianti di perforazione mettendo a rischio anche la vita degli addetti al pozzo esplorativo; le conclusioni dell’indagine di Ortolani fornirono solidi argomenti a chi si opponeva al progetto.

Tra l’altro, le preoccupazioni da lui espresse risultarono confermate dagli eventi sismici del settembre-ottobre 1997 tra Umbria e Marche, caratterizzati da magnitudo inferiore a quella degli eventi del 1980 e del 1857 in Campania, nel corso dei quali si produssero spostamenti verticali tra blocchi rocciosi contigui lungo una ampia fascia larga vari chilometri (come è stato ampiamente documentato da Giuseppe Cello dell’università di Camerino durante il convegno nazionale “Geoitalia 97″ tenutosi all’inizio di ottobre 2011 a Bellaria); oggi si avverte il pericolo che tutti questi preziosi studi si dimostrino inutili, nel caso in cui venga autorizzata l’apertura di un pozzo esplorativo nelle stesse aree sulla sponda destra del fiume Tanagro.

Si chiede di conoscere: se siano già state concesse autorizzazioni alla Shell Italia per il progetto, e in caso negativo se il Ministro in indirizzo non intenda, a tutela dell’ambiente, del paesaggio e degli ecosistemi presenti nell’area del vallo di Diano, sospendere ogni procedura in essere convocando urgentemente un tavolo tecnico a cui siano invitati tutti i soggetti coinvolti nella vicenda;

quali iniziative concrete di vigilanza intenda assumere a tutela del patrimonio ambientale, paesaggistico e degli ecosistemi presenti nel vallo di Diano.

 
Maurizio Picca

Segreteria Senatori Roberto Della Seta e Francesco Ferrante

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