Ostigliano. Santa Sofia e Santa Caterina, storia di antichi culti…
| di Giuseppe ConteNel panorama ostiglianese, si annoverano diversi culti, non tutti riconducibili ad una stessa importazione. Nel paese, ad oggi, sono vivi, se pur a diverse proporzioni, i culti di Sant’Antonio da Padova, San Vito, San Rocco e la Madonna sotto diverse connotazioni, tutti provenienti dalla cultura italo-europea. Ad essi, ancora esistenti e praticati, se ne affiancano altri, ormai dispersi nella memoria dei tempi. Il Santo protettore è Giovanni Battista, di chiara importazione ellenica. Nei secoli scorsi, oltre ad esso, si veneravano altre figure, sempre d’importazione ellenica, le quali, anche se non più sopravvivono, sono facilmente rintracciabili. È il caso di Santa Sofia e di Santa Caterina d’Alessandria. Entrambi hanno fondamenta storiche documentabili che spazzano ogni dubbio sulla veridicità della loro presenza in loco.
Santa Sofia. Le memorie di Santa Sofia hanno lasciato tracce nella toponomastica locale: l’unica piazzetta del paese, porta proprio il nome della stessa, e fino a pochi decenni fa, l’appellativo si estendeva anche alla via sovrastante, successivamente rinominata “San Rocco”. Ciò prova anche l’anteriorità del culto della santa rispetto al protettore della peste. Se ad Ostigliano vi è stata devozione per Santa Sofia, venerazione importata dai monaci d’origine greca, essa deve necessariamente ascriversi, già prima dei culti ancora oggi esistenti. Il 20 settembre 1875, monsignor Siciliani, in visita pastorale, annotò beni e arredi ecclesiastici del villaggio. Nel descrivere la cappella di San Rocco, fra le altre, annota la presenza della statua di Santa Sofia.
Santa Caterina. Ben documentata, è anche la presenza di Santa Caterina d’Alessandria. Santa Caterina, dal canto suo, radica la sua presenza nel territorio, in modo ancora più marcato, tanto che nelle campagne del dirimpettaio Perito, sorgeva addirittura un monastero a lei dedicato. Ad Ostigliano, invece, le è consacrato un altare all’interno della parrocchiale, come ben ci documentano le varie visite pastorali, susseguitesi nei secoli. La relazione che seguì la visita pastorale del 1646, ad opera del vicario Gerolamo Prignano di Novi, annota, fra l’altro, la presenza della cappella di Santa Caterina che consensu Universitatis eiusdem casalis Cappellanus est D. Franciscus Paladinus ut ex bullis a Vic. Rosa de anno 1642 die 24. E il cappellano di S. Caterina, il 2 del mese di giugno del 1652, firma una lettera con la quale s’informava il vescovo Carafa sulle vicende relativa ai beni della cappella. Il ripiano che ospitava il mezzo busto della Santa, è presente almeno fino al calare dell’800, come si evince dalla visita pastorale del 1875, da parte di mons. Siciliani. A differenza delle precedenti, a proposito di Santa Caterina, viene esaltata la presenza di un reliquiario della Santa in ostensorio foderato d’argento. E ancora, nella visita risalente al 1890, il canonico Speranza, scorge nuovamente la presenza dell’altare di Santa Caterina, posseduto dalla famiglia Conti. Muto testimone della devozione locale, è anche la celebrazione eucaristica che ancora oggi si tiene in paese il 25 di novembre, giorno della commemorazione.
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