Matrimoni gay, ex diacono di Palinuro ‘benedice’ il primo si
| di Lucia CarielloLegalizzati in Europa dal 2001 con il benestare del primo Paese (Olanda) oggi sono diventati fonte di acerrime discussioni tra favorevoli e contrari. Parliamo dei matrimoni tra persone dello stesso sesso che, con atto pubblico, vogliono condividere con i propri cari il giorno più bello della loro vita. Ma se in Europa e oltre è oramai usuale (Olanda, Belgio, Spagna, Canada, Sudafrica, Norvegia, Svezia, Portogallo, Islanda, Argentina, Danimarca, Uruguay, Nuova Zelanda, Stati Uniti, Brasile, Messico) in Italia (per fortuna o purtroppo dipende dai punti di vista) una siffatta notizia crea ancora scalpore.
Nello specifico è accaduto a Napoli, nella neonata chiesa cristiana ecumenica cattolica apostolica che vede tra i suoi fedeli soprattutto omosessuli, separati e conviventi che esclusi dai sacramenti della chiesa romana cercano in tal modo un nuovo e ritrovato rapporto con il sacro. La coppia in questione, (39 e 40anni) napoletani, hanno pronunciato il fatidico si dinanzi ad Aniello D’Angelo 50enne ex diacono della frazione di Centola Palinuro e fondatore nel settembre scorso della chiesa in questione.
D’Angelo ha celebrato un «patto d’amore tra due persone che si amano». La cerimonia si è svolta nell’abitazione della coppia, una ceromonia contrassegnata dallo scambio di fedi dinanzi a perenti e amici che, come da protocollo alla fine si sono riuniti in un ristorante.
«La celebrazione non ha, ovviamente, alcun valore giuridico – dichiara Aniello D’angelo in aperta polemica con la chiesa romana – si tratta di un atto di fede e d’amore importante e rappresenta un segnale per tutti quei fedeli che vivono esclusi dai sacramenti della chiesa cattolica».
Ex diacono ed ex insegnante di religione, Aniello D’angelo chiese di ritornare allo stato di laico nel 2009 chiedendolo all’allora pontefice Benedetto XVI. Una decisione sofferta e maturata dopo una rottura con la chiesa cattolica tacciata da D’Angelo di secolarizzazione cosa che ribadì in un suo libro dal titolo ‘Santa Ipocrisia’ che recapitò al pontefice insieme alla richiesta di ritorno allo status di laico.
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