Operazione Chernobyl, il Codacons contro richiesta archiviazione: «Vogliamo nuove indagini»
| di Lucia CarielloSi è tenuta in mattinata l’udienza, presso l’aula penale del tribunale di Sala Consilina, per dicedere in merito alla richiesta di archiviazione depositata dal pm sulla possibile presenza di rifiuti tossici nel Vallo di Diano. Una richiesta di archiviazione a cui il Codacons, nella persona del suo responsabile territoriale Roberto De Luca, si oppone con fermezza. De Luca, infatti, sostiene che la richiesta «si basa su una comunicazione dell’Arpac del 2006 dove si sostiene che i rifiuti smaltiti siano rifiuti speciali e non pericolosi. L’operazione Chernobyl – continua – è però terminata nel 2007 e portò a galla fatti che non sono così consolatori».
Roberto De Luca nella dichiarazione, fa riferimento a una comunicazione della procura di Santa Maria Capua Vetere ai sindaci dei comuni di Sant’Arsenio, San Pietro al Tanagro, San Rufo e Teggiano nella quale viene chiesto, espressamente, agli amministratori la bonifica di alcuni terreni nei quali potrebbe esserci uno smaltimento illecito di rifiuti: «Ci opponiamo all’archiviazione – conclude De Luca – perchè è giusto che si faccia chiarezza con nuove indagini».
Operazione Chernobyl Un nome di per se chiarificatore. Fa riferimento a un traffico di veleni tossici che sarebbero stato smaltiti nei terreni del Vallo di Diano. Un’indagine che parte nel 2007 dalla procura di Santa Maria Capua Vetere e che vede coinvolti tra i tanti anche due agricoltori di Teggiano (uno dei quali morto nel 2010) per aver accettato di smaltire illegalmente fanghi di depurazione anche provenienti dall’Ucraina nei propri terreni.
Novecentomila tonnellate di rifiuti interrate in maniera illegale tra le province di Caserta e Salerno (Vallo di Diano) questa la grave accusa mossa. Intanto nel Vallo di Diano ancora si attende un’azione di bonifica sui terreni individuati. Infatti, già dal 2007, periodo nel quale sarebbero stati individuati i terreni coinvolti nel traffico illecito di rifiuti speciali pericolosi, si attende un’azione di bonifica. La mancata azione ovviamente ha creato non poche preoccupazioni negli abitanti del comprensorio.
In questi anni, infatti, i terreni confinanti con quelli contaminati sono stati coltivati e i prodotti venduti e consumati. Va ricordato che nei terreni in questione sarebbero stati sversati rifiuti speciali provenienti, in gran parte, dalle navi attraccate o ormeggiate nel porto di Napoli che, dopo essere stati trattati, in assenza di lavorazione o depotenziamento della carica inquinante, sarebbero stati abbandonati nei terreni agricoli.
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