A Cannalonga dal 7 all’11 settembre La Fiera Della Frecagnola: un appuntamento che si rinnova da secoli
| di Giuseppe ConteUna plurisecolare tradizione che si ripete di anno in anno, entra in scena nel Cilento, nei giorni che precedono la seconda domenica di settembre: è la Fiera Della Frecagnola, che sin dal XV secolo si propone a Cannalonga.
Da tempi lontani, questo evento è stato punto di attrazione per gli scambi commerciali di tutto il territorio cilentano.
Dai suoi albori, un grande mercato, in cui era possibile approvvigionarsi di tutto il necessario per i mesi che segnavano i freddi inverni locali.
Oltre al classico commercio di stoffe e tessuti, utensili vari e oggetti di artigianato locale, gran richiamo era costituito dalla vendita di prodotti alimentari, fra cui il formaggio di capra. E lo stesso animale era oggetto di compravendita.
Con il passare del tempo, le sue carni sono diventate il ristoro per i numerosissimi visitatori che qui accorrono in tale occasione.
Ma la preparazione tipica del paese “carne re crapa vudduta”, ha una storia ben più ampia ed articolata.
Secondo la leggenda locale, ma sarebbe meglio dire “secondo la storia…”, visto che ormai è diventata tale, questo tradizionale piatto veniva consumato proprio in occasione della permanenza dei visitatori a Cannalonga, nel giorno della fiera.
Sempre secondo la tradizione, alla fiera di Santa Lucia, così era nota nel passato, si recavano tutti i pastori della zona, dando vita ad un intenso commercio dell’animale caprino.
La compravendita dei capi che costituivano le rispettive greggi, si protraeva fin quando si concludeva “l’affare!”.
A trattative concluse, scaturiva il momento di festa, e null’altro poteva essere consumato che non le rinomate carni dell’animale.
Le capre da latte e i capretti, ovviamente erano i tasselli importanti per il pastore, dunque, si sacrifica l’animale meno giovane per essere consumato dalla compagnia; e la sua preparazione avveniva con la classica “bollitura”.
Questo rito si propone ancora oggi, tanto da essersi affermato come evento parallelo allo stesso mercato che attualmente si tiene il Sabato antecedente la seconda domenica di settembre.
Oltre alle attrattive del mercato vero e proprio, a captare l’attenzione della folla che si riversa a Cannalonga in questa occasione, è proprio “la crapa vudduta”.
Sapientemente sezionata e preparata con le antiche usanze del posto, a Cannalonga diviene una pietanza prelibata.
Una lenta bollitura accompagna la cottura della carne, che si protrae per alcune ore. L’iter di preparazione è ben preciso: dopo aver selezionato l’animale, esso viene suddiviso e messo in una capiente casseruola con l’aggiunta di acqua fredda. Inizia così, la preparazione del piatto. Raggiunto il bollore, la carne viene sgrassata eliminando gli eccessi e si aggiungono verdure ed aromi. A fine cottura si sala il tutto.
Nella sua semplicità, per la buona riuscita, l’attenzione che si rivolge alla preparazione, è ben più di quanto si possa pensare. Ed è questo il motivo per il quale chi vuole gustare “la crapa vudduta”, viene a Cannalonga.
Al calar del sole, il paese si ripopola ed è investito dalla copiosa folla di visitatori che cercano la classica “baracca” ove gustare i piatti della tradizione; oltre al bollito, ovviamente, è possibile deliziarsi anche con altre pietanze tipiche di Cannalonga.
Così prende il via una grande ricorrenza popolare.
Le serate, oltre al tipico momento culinario, sono affiancate da momenti di folklore, buona musica e un atmosfera dal sapore antico.
Mostre, stand e artigianato locale, forniscono i giusti elementi per rivivere la storia del passato, attraverso odori e sapori.
Percorrendo le vie ed attraversando le piazze del paese, è possibile proiettarsi in un contesto magico e fastoso, ereditato dai sacrifici e le preparazioni povere del passato, che un tempo costituivano l’essenza vitale per la sopravvivenze, ed oggi si mostrano convinti portatori dei tempi passati, dando a chiunque passa per Cannalonga in questi giorni, un caloroso ben venuto.
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