Filosofia e mito rivivono fra gli scavi di Elea-Velia e la Fondazione Alario ad Ascea
| di Giuseppe Galato“Uomo, cessa di essere uomo se vuoi arrivare in paradiso. Dio riceve solo altri dei! Uomo, se non contieni il paradiso non vi entrerai mai!”.
Gli attori di Teatrocontinuo e della compagnia Kalokagathoi accompagnano il pubblico “All’Ombra Di Elea”, prendendolo per mano e sussurrandogli pensieri come quello appena citato, all’interno degli scavi di Velia, da quello che fu il porto dell’antica Elea fino all’agorà/asclepieion (il dibattito sulla reale natura di quest’area è ancora aperto) in uno spettacolo teatrale itinerante a tappe, catapultando lo spettatore all’interno della scena in uno scambio interattivo fra attore e fruitore.
Erica Taffara, Francesco Puccio, Gianni Bozza, Elena Amore, Simona Fasano, Annachiara Ferraioli, Camilla Bozzetto, Cristina Minoja, Giulia Carolo e Valentina Abbà ci proiettano direttamente nel passato o nel mito in base all’occorrenza, intanto che Roberto Caruso e Giorgio Dalceggio, fra canti, tammorre e chitarre battenti, accompagnano la recitazione: assistiamo ai baccanali, sotto l’occhio di Dioniso, e quasi sembra di vedere sgorgare dalla terra fiumi di vino, latte e miele ad ogni colpo vibrato sul suolo con i bastoni dalle baccanti.
Ci accompagnano in un percorso all’interno della filosofia Eleatica nella contrapposizione fra il panta rei eracliteo e l’immutabile parmenideo.
Trovano spazio, all’interno dell’interpretazione, le disquisizioni fra Apollodoro di Damasco e Traiano ed ancora altri concetti propri della filosofia parmenidea, nata proprio ad Ascea intorno al 500 a.C., quando ancora la città era conosciuta come Elea, una delle colonie greche più importanti a livello mondiale.
“All’Ombra Di Elea”, spettacolo tenuto l’1 e il 2, lascia spazio il 3 a “Madri”, altra rappresentazione a tappe all’interno degli scavi di Elea-Velia e bissata la sera presso l’anfiteatro della Fondazione Alario.
In “Madri” sono sette donne del mito a rivivere, intanto che il sole cala al tramonto: rivivono il delirio matricida di Medea e quello uxoricida di Clitennestra, la strazio di Demetra alla ricerca della figlia Persefone, rapita da Ade, la Giocasta madre e amante del figlio Edipo, l’appello pacifista di Ecuba (“maledette tutte le guerre”) passando per Andromaca fino alla madre di tutti gli uomini, Era.
Gli spettacoli si sono tenuti al tramonto, in quell’attimo in cui ancora non è notte ma anche il giorno è ormai finito: “Non siamo più abituati a vivere questi fenomeni naturali – spiega Gianni Bozza, presidente di Teatrocontinuo – ma comunque percepiamo questo cambiamento di luce che ci comunica qualcosa a livello intimo”.
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