Camerota, cade l’amministrazione Bortone: ecco chi sarà il prossimo sindaco
| di Maria Antonia CoppolaUn fulmine a ciel sereno è caduto sul comune di Camerota. Ma non per tutti è così. Chi l’ha voluto? Chi l’ha causato? La risposta è chiara a quanti (molti), in questi ultimi mesi, hanno frequentato le anticamere dove ha preso corpo la tempesta scatenatasi il 5 gennaio. L’autore del fulmine è il prossimo sindaco di Camerota. O meglio colui che si candida ad esserlo. E per individuarlo va sciolta una trama intrisa ma non impossibile, estendendo il campo fuori dalla maggioranza, senza però trascurare cosa è avvenuto al proprio interno. Andiamo per ordine e partiamo dai protagonisti dell’ultima ora, autori diretti o indiretti della caduta di Bortone, papabili alla poltrona di sindaco di Camerota.
Quanto preoccupa, quanto conta e di che cosa si è reso protagonista Pierpaolo Guzzo, ex vicesindaco, in queste ultime vicende? Sarà tra i fautori del fulmine? Proviamo a capire: i beninformati sostengono che in realtà il vero sindaco di Camerota, in questi ultimi anni, sia stato proprio lui. Qualche maligno osservatore ha sottolineato che in Consiglio comunale era seduto sempre tra il presidente del consiglio e il sindaco per dettare all’uno e all’altro quello che dovevano riferire. E’ sicuramente tra quanti non hanno preso sul serio la minaccia dell’Udc, tant’è vero che molte delle questioni sollevate dall’Udc sono state da Guzzo trascinate ad una prova muscolare. L’ultima: la nomina del ragioniere comunale consapevole del fatto che l’Udc aveva proposto un altro nome. Ingenuità o consapevole astuzia? Ovvero ha sottovalutato la minaccia oppure ha operato favorendo il fulmine? Se la verità fosse più vicina alla seconda ipotesi allora ci sarebbero pochi dubbi sul fatto che Pierpaolo Guzzo stia preparando la sua candidatura piuttosto che leccarsi le ferite. In quel caso a sostenergli il mantello ci sarebbero due damigelli di tutto rispetto: l’ex assessore Enzo Del Gaudio, di Lentiscosa e il super parroco don Gianni Citro.
C’è però chi soffia sulla tempesta da molto tempo e al fulmine riconosce un solo difetto, quello di essere arrivato troppo tardi. Meglio tardi che mai direbbe il buon Ciro Troccoli. Quale è stato dunque il suo ruolo nella trama tessuta attorno a Bortone? Chi ha sbirciato dalla serratura racconta di un Troccoli junior molto impegnato nel ruolo di cerniera tra il gruppo Udc e l’intera opposizione. Sicuramente è colui che ha dimostrato fin dal primo momento di credere nella minaccia dell’Udc. Pura fiducia o calcolo strategico? Da tempo è a lavoro alla costruzione di una immagine da politico del rinnovamento, determinato verso il ricambio generazionale, forte di un gruppo di giovani a lui fedeli, non ha esitato a dare qualche dispiacere ai cugini di opposizione. E’ sufficiente questo a liberarlo dall’eredità di un padre ingombrante? E’ del politico di razza, senz’altro, il ruolo di cerniera o di cuscinetto nella costruzione di una strategia politica complessa. E di questo ne prende gli onori, dopo averne assunto gli oneri. I presupposti ci sono per farsi avanti alla prossima tornata. Chissà che a mettersi di traverso non sia proprio chi gli ha spianato la strada?
Non c’è stato bisogno di nascondere le cimici per scoprire il ruolo di uno dei principali protagonisti del tramonto bortoniano. Evidenti le mosse ed anche la sua esposizione. Mario Scarpitta all’interno dell’Udc, occhio del ciclone che ha scatenato il fulmine, ha preferito giocare il ruolo del falco perché è noto che il becco della colomba non gli si addice. Si vocifera di uno Scarpitta che avrebbe dato il meglio di se, fino a battere i pugni sul tavolo per fare valere i motivi delle richieste avanzate al sindaco e la scadenza dell’ultimatum. Tra gli uddiccini è colui che ha fatto accendere di più i riflettori. E se da un lato paga l’accusa di avere compiuto il salto della quaglia, dall’altro vanta il credito di essere stato un impegnato assessore al turismo e al commercio. Attorno a lui, progetti, iniziative e persone impegnate nel sociale. Non ha il profilo del politico di razza facendo della popolanità una opzione di popolarità. Basterà questa per attraversare le insidie che si annunciano da qui alla prossima estate?
E’ rimasto a guardare, ma al momento opportuno si è fatto trovare puntuale all’atteso appuntamento Antonio Romano, detto Toitto. La sua esperienza amministrativa ha avuto riverberi ed echi anche dalle fila dell’opposizione. Tra i più forti e acerrimi avversari di Bortone, in questa ultima fase – per non aver creduto all’ out out dell’Udc – ha giocato un ruolo secondario alla costruzione del fulmine, se non addirittura in panchina, favorendo così l’avanzata del giovane Troccoli. Politico di razza è riuscito alla scorsa tornata elettorale a mettere in piedi una squadra all’ultimo minuto utile senza sfigurare sul versante dei numeri e dell’immagine. Porta con se il peso di uno sfaldamento nella compagine che l’ha sostenuto in precedenza e che ha uno dei suo segni evidenti nell’allontanamento di Scarpitta. Potrebbe però giocare a suo favore la volontà di un ritorno al passato da parte di una significativa fetta di elettori. Ma su questa partita dovrà vedersela con più di uno…
Chi vorrà rubargli i piccioni dal piatto? Beh le furie dell’ Orlando tenute placide durante la tempesta appena trascorsa potrebbero scatenarsi di qui a poco. E’ stato vicesindaco, sbattuto alla porta da Bortone, nonostante abbia contribuito in maniera determinante alla sua incoronazione, risultando il primo eletto nella scorsa tornata elettorale. Porta con se le ferite di una accesa polemica sugli imponenti lavori nel porto che, come uno scolapasta fa acqua da tutte le parti. I più maligni sostengono che il permanere del carroponte sul porto è direttamente proporzionale al suo potere, simbolo e vessillo della sua presenza e della sua incisività. Schivo e poco avvezzo alla dialettica in più occasioni ha giocato il ruolo di secondo pur sentendosi un nostromo. Chissà che questa volta si sinceri in cabina pronto ad affrontare tutte le correnti.
Il desiderio di un ritorno al passato, attraverso la figura di Toitto pretenderebbe una mediazione con alcuni pruriti di novità, mentre potrebbe essere ancor più compiutamente soddisfatta in una vera proposta di restaurazione. A metterla su un piatto d’argento ci sarebbe, ancora una volta, Antonio Troccoli detto Pitto. Ultimamente ha dichiarato di essere rimasto lontano dalla politica locale, ma chi lo conosce a fondo, sa che dietro la macchina dei bottoni della opposizione bortoniana più intransigente c’era lui, anche se sotto forma di ombra. Politico di razza, sa quando marcare la propria presenza e quando uscire dalla scena e dai riflettori. Porta con se il peso (a lui gradito) di un passato non privo di tinte fosche. Il suo ritorno nell’arena è di quelli che farebbero cenere intorno, determinando tra i diretti contendenti del gonfalone della restaurazione la fuoriuscita di fidi scudieri. Senza di certo risparmiare un fautore del rinnovamento.
Per tutti una domanda: si ha così assoluta certezza del definitivo tramonto di Domenico Bortone? E se già da tempo stesse lavorando al battesimo di un suo figlioccio impopolare come lui ma altrettanto insidioso?
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