Sala Consilina, imprenditore suicida: funerali e il messaggio della figlia
| di Luigi MartinoSabato mattina nella chiesa di Sant’Antonio a Sala Consilina la cittadinanza si è stretta intorno alla famiglia di Michele D’Aloia, l’imprenditore che si è ucciso nella propria azienda. L’ultimo saluto è stato commovente. In chiesa, oltre i familiari e gli amici, erano presenti tante persone che conoscevano Michele solo di vista. In tanti hanno voluto partecipare all’omelia di don Luciano La Peruta. Il prete non ha fatto nessun riferimento alla vicenda che ha colpito l’imprenditore e il modo con il quale lui stesso a deciso di mettere la parola fine alla propria vita. Il parroco si è voluto concentrare su due aspetti «fondamentali per chi è cristiano»: il bene e la misericordia. La notizia del suicidio del 53enne ha sconvolto non solo l’intera comunità salese bensì tutto il comprensorio del Vallo di Diano, dove Michele D’Aloia era molto conosciuto. Inizialmente si era diffusa la voce, poi rivelatasi assolutamente infondata, che alla base del gesto estremo ci fosse una situazione debitoria particolarmente critica legata all’attività imprenditoriale. Cosa possa aver indotto realmente Michele D’Aloia a togliersi la vita non lo sapremo mai. Certo è che, come racconta chi lo conosceva, ha sempre fatto di tutto per evitare di contrarre debiti, nonostante il lavoro scarseggiasse. «Non era un vigliacco – sono queste le parole dette dalle tante persone che lo conoscevano – quello che ha fatto non lo ha fatto per scappare dai problemi; forse lo ha fatto per paura, per paura che a causa della crisi poteva essere costretto, per poter andare avanti, a dover contrarre debiti senza avere la certezza di poterli poi ripianare. Un gesto estremo dettato dalla volontà di non voler perdere la propria dignità». Dall’altare, poi, il messaggio della figlia al padre che non c’è più.
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