Palinuro, angosciosa sospensione dell’Arco Naturale e foce del Mingardo

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Palinuro, angosciosa sospensione dell’Arco Naturale e foce del Mingardo

Continuano a giungere segnalazione di turisti che, scontenti delle promesse mancate e dei disagi trovati si sono sentiti defraudati da promesse di servizi non dati, riceviamo e pubblichiamo una mail giunta in redazione.

A Giugno mi trovavo qui; manifestai la mia incredulità rispetto alla situazione di angosciosa sospensione che attanagliava tutti i presenti in questi luoghi.
I primi turisti si arrabbiavano per la mancata corrispondenza tra quanto promesso e quanto trovato, gli operatori turistici, i concessionari, grandi e piccoli, avevano pagato le concessioni e vedevano bloccate buona parte delle attività; i lavoratori subordinati temevano per i propri posti di lavoro.
Il 7 giugno, infatti, c’era stato un sequestro da parte della magistratura che prendeva spunto da una sere di apparenti inadempienze amministrative. Esso bloccava sul nascere sia le aspettative dei primi turisti che quelle degli imprenditori.
– la spiaggia dopo l’arco veniva improvvisamente (dopo 1 anno dalla riapertura successiva a 2 anni di lavori!), di nuovo interdetta;
– l’improvvisa piena estiva del fiume calava sulla stretta foce del Mingardo (non ancora dragato!) e abbatteva la barra dunale estiva, già data in concessione per l’utilizzo balneare;
– il ponte comunale in legno che avrebbe dovuto unire le due sponde della foce (benché autorizzato dall’ente parco e dalla sovrintendenza) non poteva vedere la luce in quanto preventivamente sequestrato;
– il pontile comunale di attracco sul fiume era stato sequestrato prima ancora di essere attrezzato.
Per puro caso, quest’anno, mi ritrovo qui ai primi di Settembre, quasi alla chiusura della stagione.
– il ponte è pienamente attivo (su di esso sventola la bandiera blu 2011) e sulla riva di destra sono presenti una decina di bancarelle “self-made”;
– le rive del fiume sono occupate, come da concessioni, fin quasi al ponte della statale, da forse più di un centinaio di barche, a motore e non;
– il varco protetto sotto l’arco, quello che permette di raggiungere a piedi la relativa spiaggia, è ufficialmente ancora sotto sequestro per la mancanza di una qualche documentazione urbanistica; il varco è però praticato da tutti tranne che dai legittimi proprietari e concessionari (interdetti di fatto dal sequestro all’utilizzo delle aree) e dagli addetti alle pulizie, comunali (interdetti anch’essi); le spiagge prima e dopo dell’arco sono in uno stato pietoso (immondizie di tutti i tipi e evidente mancanza di dotazioni per la raccolta dei rifiuti!); anche i cartelli di ammonimento e di norma d’uso più banali (vietato lasciare rifiuti, o rispetta l’ambiente) sono inesistenti (esiste solo qualche generico cartello di pericolo di caduta massi);
– il Mingardo, scuro e senza forza, appare tristemente sopportare inerme tutto questo;
– una bandiera del parco del Cilento, alla base del ponte, sta forse a ricordare (solo ai più attenti però) che ci troviamo, nonostante le avvilenti e pietose evidenze, in un’area di pregio naturalistico, protetta.
La mia considerazione, alla luce di questa esperienza, è che manchi un’idea, un progetto relativo a come un’area di questo tipo possa essere preservata e contemporaneamente essere economicamente utilizzata secondo termini sostenibili. Manca, a mio parere, un piano di gestione complessivo che permetta di guidare lo sviluppo e renda possibile la semplice sussistenza del sito naturale, un’idea che tenga conto e valorizzi le attività in essa presenti; un’idea che riesca a vedere oltre lo spazio temporale di una sola stagione turistica e soprattutto al di là dei personalismi.
Bisogna tra l’altro tener presente che la protezione della natura, non solo è, e sarà cogente, ma è, e sarà necessaria e utile anche ad altro: servirà a garantire la stessa sussistenza dei sistemi economici.
Per ora, dopo 6 anni ininterrotti di frequentazione, non posso che notare la triste decadenza di questi luoghi.

                                               
arch. Antimo Di Martino
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