Camerota, fuoco in spiaggia per far sparire resti lido balneare
| di Luigi MartinoL’altra mattina un cittadino di Marina di Camerota ha sorpreso un extracomunitario mentre stava appiccando un fuoco sulla spiaggia del Mingardo in località Cala del Cefalo. La zona ricade in pieno Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. Dovrebbe essere protetta ma spesso è teatro d’abusi ambientali di ogni genere. E’ inoltre zona Sic, sito interessa comunitario. Ma, proprio dove le tartarughe scelgono di deporre le uova, sono abbandonati cumuli di rifiuti, montagne di legname e, spesso, piccoli villaggi di stranieri in tenda si accampano tra le dune e quella flora tanto protetta dal Parco.
La stagione estiva è volta al termine. Le strutture messe in piedi a maggio lungo il litorale devono sbaraccare. Lo prevede un regolamento comunale. Hanno un periodo di tempo prestabilito e poi la spiaggia deve tornare selvaggia, come Dio l’ha fatta. Alcuni lidi hanno già ultimato i lavori, altri stanno per iniziare. Nel mezzo c’è chi per disfarsi di materiale in eccesso, appicca un falò. Secondo quanto raccolto da chi ha assistito alla scena, lo straniero «stava incendiano legno, cartone e anche qualche materiale sospetto». Chi ha provocato il rogo, vive nel centro di accoglienza sito tra Palinuro e Camerota. Diversi titolari di strutture balneari, infatti, si avvalgono del lavoro degli extracomunitari in attesa di permesso di soggiorno per smontare le strutture, caricare i camion e sistemare tutto nei depositi. Lavoro in nero e illeciti ambientali. Il caso è stato anche segnalato su Facebook.
©
©Riproduzione riservata