Processo Chernobyl sui rifiuti, dal Codacons Vallo di Diano le considerazioni sull’udienza preliminare
| di RedazioneAll’indomani dell’udienza preliminare del processo Chernobyl sullo sversamento dei rifiuti in Campania, il Codacons Vallo di Diano interviene con alcune considerazioni. Le pubblichiamo integralmente
Ci pregiamo di aprire questo comuncato con le parole di Rosaria Capacchione, apparse su Il Mattino del 5 Luglio 2007, all’indomani della chiusura delle indagini dell’inchiesta Chernobyl, condotta dal Sostituto Procuratore Donato Ceglie della Procura di Santa Maria Capua Vetere (Ce).
Smaltimento fuorilegge dei fanghi, scorie utilizzate come concime: 38 arresti, sequestrati 4 depuratori (di Rosaria Capacchione)
Veleno usato come concime. Cromo esavalente, una delle sostanze tossiche tra le più pericolose e insidiose, mischiato al terreno agricolo, quello sul quale vengono poi coltivati gli ortaggi, le verdure, la frutta. Un attentato alla salute, paragonabile solo al disastro ecologico provocato dal scoppio del reattore di Chernobyl, consumato per oltre due anni da affaristi senza scrupoli e da contadini compiacenti, disposti a chiudere un occhio, e anche un altro, sulla vera natura di quel concime in cambio di poche manciate di soldi.… I fanghi che entravano nei silos di compostaggio si trasformavano, miracolosamente, in concime, con tanto di nulla osta sanitario. E ciò che non riusciva a essere riciclato negli impianti, finiva nei fiumi, il Sabato e il Calore. In qualche caso, mascherato da una colata di calce viva. Poi, l’affare nell’affare: la miracolosa trasformazione di veleno in ammendante – la stima è di un milione di tonnellate di rifiuti pericolosi trattati in maniera illegale – ha fruttato almeno cinquanta milioni di euro, oltre ai sette milioni e mezzo di evasione dell’ecotassa.…
Come “cittadini” restammo sconcertati nell’apprendere che nell’inchiesta erano coinvolte due persone del Vallo di Diano (una deceduta nel 2009) e che la Procura sammaritana aveva disposto il sequestro di 41000 mq di terreno in alcune località del Vallo, riportate nella richiesta originaria di rinvio a giudizio del Procuratore Ceglie e nella seconda richiesta di rinvio a giudizio del settembre 2013 a firma dei Sostituti Procuratori Rocco Alfano, Mariacarmela Polito e Giancarlo Russo della Procura della Repubblica di Salerno. In questi atti (il più recente del settembre 2013) si apprende che le località in questione sono le seguenti: località Tempa Cardone del Comune di San Pietro al Tanagro (12000 mq); località Buco Vecchio del Comune di Teggiano (10000mq); località Sanizzi del Comune di Sant’Arsenio (10000+5000mq); località Via Larga del Comune di San Rufo (4000mq).
Alle azioni di un Sostituto Procuratore e alle parole di Rosaria Capacchione seguì una raccolta di firme e la formazione di un Comitato Spontaneo dei Cittadini del Vallo di Diano per la Tutela della Salute di circa 600 persone, che organizzò, a Sala Consilina, il 3 Novembre 2007, un incontro dal titolo “Inquinamento ambientale e salute: possibili correlazioni”. All’incontro partecipò anche il dott. prof. Antonio Marfella, tossicologo dell’Istituto per la lotta ai tumori Pascale (Napoli). Il 5 dicembre scorso, nell’aula dove si è tenuta l’udienza preliminare del processo, iniziato di nuovo a Salerno, dopo una prima partenza a Santa Maria Capua Vetere, abbiamo sentito dire che “il processo è morente”. A questa frase dovrà necessariamente seguire una risposta popolare molto chiara, affinché il processo non muoia e affinché la salute dei cittadini non sia “perdente”.
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