Camerota, l’era Bortone: dalla campagna elettorale alla rivoluzione nella sede comunale
| di Giacomo AnastasioL’era Bortone prende corpo dalle elezioni amministrative del giugno 2009. Il comune di Camerota era conteso da ben quattro liste nate dall’esplosione della precedente maggioranza targata “Pitto”.
Caduta l’amministrazione di Antonio Troccoli, gli ex amministratori di maggioranza, come schegge impazzite di un vaso di terracotta che si rompe cadendo al suolo, hanno tentato di riposizionarsi nelle liste elettorali che si andavano intanto definendo.
Una sola lista si rifaceva, con chiarezza e determinazione, alla passata esperienza amministrativa ed era la lista “Forza Camerota” capeggiata da Francesco Leo, che rivendicava la ferma volontà di continuare l’esperienza interrotta.
Sul piano della discontinuità si poneva invece la lista di Domenico Bortone (impegno per Camerota,) che pure registrava al suo interno uno dei “pezzi da 90” dell’amministrazione Pitto: Orlando Laino. Cavallo di battaglia della campagna elettorale rinnovamento e guerra agli impiegati comunali.
Le altre due liste che speravano di giocarsi il ruolo di outsider erano “Insieme Cambierà”, capitanata dall’ex assessore al bilancio Antonio Romano, e “La Voce del Popolo” con candidato a prendere in mano le redini del comune l’ex vice sindaco Mattia Del Duca. Le due liste hanno raccolto un buon riscontro, la prima su tutto il territorio comunale e la seconda restando una realtà frazionale di Licusati, senza però avere speranze di successo.
In un clima pesante, gonfio di reciproche accuse e cattiverie ha avuto la meglio la lista “Impegno per Camerota” che ha beneficiato di diverse combinazioni favorevoli: 1) l’essersi auto-accreditata come “novità” nonostante la presenza in lista di un amministratore di razza quale Orlando Laino; 2) la presenza di un candidato sindaco “dei monti” contro il predominio del mare; 3) la ferita non rimarginata in quella parte di amministrazione che avrebbe dovuto rappresentare “la continuità” e che invece si è presentata alle elezioni in ordine sparso; 4) l’appoggio esterno ma molto visibile di figure di prim’ordine quali Francesco Iannuzzi, Giosuè Mazzeo ed il parroco Gianni Citro.
Una volta occupate le poltrone dell’Amministrazione comunale è stato dato il segnale: “scatenate l’inferno”. Il nemico era l’esercito degli impiegati comunali che per il sindaco Bortone e le sue “truppe” incarnavano il diavolo. Peccato che al successivo assalto non si è risparmiato niente e nessuno combattendo una guerra da vandali (nel senso spregevole del termine). Si è avviata una politica sistematica di distruzione e di “terra bruciata” senza salvare quanto di buono c’era.
Ed allora abbiamo assistito in primis al pre-pensionamento di due figure apicali che nel bene e nel male rappresentavano due punti di riferimento per il comune: Salvatore Ciociano che l’Amministrazione Bortone ha provato a sostituire con Francesco Fiore ed Antonio Ciociano, comandante dei vigili urbani, che si è tentato di sostituire con un tourbillon di comandanti, tutti venuti da lontano a benedire questa amministrazione prodiga con gli estranei quanto arida con compaesani, che si sono avvicendati senza dare un “significato” a tanta transitorietà.
Si è, poi, disgregato l’ufficio tecnico creando l’ufficio urbanistica con relativo architetto, ovviamente esterno al comune, e ben due geometri a contratto. Sarebbe curioso verificare quanto prodotto in questi anni dall’Ufficio, a fronte di un organico di un architetto, due dipendenti in pianta organica del comune e due geometri a contratto. In più si è pensato di allocare il detto ufficio nei locali dell’ex carcere che la precedente amministrazione pensava di adibire a Museo. Eppure di spazio nella Casa Comunale non ne mancava.
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