Maxi evasione fiscale a Sala Consilina, sequestrati beni per 500mila euro
| di Marianna ValloneMaxi evasione fiscale scoperta dai finanzieri della tenenza di Sala Consilina. Nell’ambito di un’inchiesta per l’utilizzo di fatture false, che vede coinvolte varie imprese edili domiciliate fiscalmente nel Vallo di Diano ma operanti nel vicentino, quattro società di capitali, una società di persone e una ditta individuale, nonostante un giro d’affari elevato, risultavano in perdita sistemica dal 2005 e in posizione creditoria nei confronti dell’Erario.
Le indagini delle fiamme gialle hanno evidenziato che un soggetto economico vicentino – formalmente titolare di un’impresa edile – si era prestato a fare da “cartiera” nei confronti delle aziende domiciliate nel valdianese, premesso che ci fosse stato il pagamento di un congruo corrispettivo, di interi bollettari di fatture “in bianco” recanti l’intestazione e il timbro della propria azienda, che venivano poi compilati dagli utilizzatori a seconda delle necessità di ciascuna azienda “aggiustando” la propria dichiarazione fiscale.
Al termine delle ispezioni, gli uomini della guardia di finanza di Sala Consilina hanno accertato che le cinque società e la ditta individuale avevano indebitamente dedotto costi fittizi per oltre 25 milioni di euro, Iva per oltre 5 milioni di euro, evadendo, inoltre, 1,4 milioni di euro di imposta regionale sulle attività produttive (Irap), attraverso l’utilizzo delle fatture false su lavori edilizi mai effettuati, in quanto la società “cartiera” non è risultata avere le attrezzature tecniche necessarie, né tantomeno della manodopera atta a giustificare volumi d’affari di svariate decine di milioni d’euro per gli anni sui quali si sono svolte le indagini.
Due fratelli originari di Sala Consilina, sono stati denunciati all’autorità giudiziaria per i reati di associazione a delinquere, falso ideologico, dichiarazione fraudolenta mediante utilizzo di documenti per operazioni oggettivamente inesistenti, dichiarazione infedele, indebita compensazione di imposte e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, perché avevano assunto “in modo fittizio” dei cittadini extracomunitari per consentire loro la regolarizzazione dei permessi di soggiorno e ottenendo in cambio tra gli 800 e i 1000 euro, grazie a un intermediario dell’ex Jugoslavia, anche lui indagato per lo stesso reato. Sono stati sottoposti a sequestro preventivo per “equivalente” beni mobili, immobili e depositi bancari per oltre 500 mila euro.
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