Caso ristorante Nettuno di Paestum, risponde Voza: «E’ solo sciacallaggio politico»
| di Lucia CarielloContinua a tenere banco e destare polemiche la vicenda del ristorante Nettuno, il ‘ristorante delle polemiche’ così denominato in seguito all’interrogazione presentata al Parlamento dal deputato dipietrista Francesco Barbato.
Il ristorante omonimo del dio del mare ha in questi ultimi giorni ulteriormente accresciuto la sua fama a seguito della polemica suscitata proprio dalla suddetta interrogazione.
Barbato, infatti, nel merito sostiene: «A poche decine di metri dal Tempio di Nettuno, sorge un immobile appartenente al patrimonio statale, il quale è attualmente oggetto di una concessione a soggetti privati, che vi esercitano un’attività di ristorazione denominata “ristorante Nettuno”; accanto a tale immobile è stata recentemente realizzata un’ulteriore struttura ove è sito il bar del predetto ristorante, al servizio del quale è altresì posta un’area di parcheggio, anch’essa all’interno della cinta muraria su terreno demaniale.
La concessione sui predetti immobili – continua Barbato nell’interrogazione – pare sia stata attribuita senza alcuna gara, e risulti assegnata al medesimo soggetto ormai da decenni e che il canone annuo di concessione sia pari a soli 900 euro nonostante l’attività ivi svolta appaia particolarmente redditizia, trattandosi di un ristorante di notevole livello, addirittura presente sulla guida Michelin, risultando una delle principali attrazioni turistiche dell’intera area archeologica».
Il dipietrista, a questo punto, accende un’ulteriore miccia: «Nella medesima area, a pochi metri dal predetto esercizio pubblico, è posto un ulteriore immobile, attualmente residenza del sindaco del comune di Capaccio-Paestum, di cui non apparirebbe chiaro il regime di proprietà, e che risulterebbe insistente, in parte su terreni privati, in parte sull’area demaniale interna alla già citata cinta muraria; in ogni caso l’area sulla quale è costruito tale ultimo immobile risulta assoggettata, evidentemente, a vincoli ambientali e storico-artistici particolarmente stringenti, essendo distanti appena cento metri da uno dei templi; infatti all’interrogante risulta pendente presso il Tar una controversia per opere edilizie abusivamente realizzate su tale ultimo immobile».
Immancabile a questo punto la risposta del primo cittadino Italo Voza: «Sono solo bugie infondate – risponde Voza – È un ritornello già sentito.
Sono davvero stanco, ogni volta, di spiegare sempre le stesse cose. Personalmente non ho mai alzato una pietra senza avere le necessarie autorizzazioni.
Mia moglie ha ereditato il ristorante da mio suocero, non c’è niente di abusivo.
Una sola cosa, ma parliamo degli anni Ottanta, fu realizzata senza permesso all’epoca da mio suocero, ed è una vetrata del ristorante. Pertanto, siamo in possesso di tutte le autorizzazioni. Ci sono documenti storici che lo provano. Chi si rende responsabile di tali attacchi si deve solo vergognare e ne dovrà rispondere in sede giudiziaria. Procederò con una querela e i soldi che otterrò di risarcimento farò beneficenza. E’ solo sciacallaggio politico».
«Posso assicurare – conclude il primo cittadino – che pago un canone congruo altro che irrisorio…».
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