Hemingway e “Il vecchio e il mare”: emozioni e racconti da Acciaroli a Cuba… ai Negrita
| di Emilia Di GregorioOltrepassata la zona di Licosa, dove tra i pini d’Aleppo rivive l’incanto della nota sirena del mito, proseguendo sulla costa e voltando lo sguardo un po’ più in là si scorge un lembo di terra che si affaccia sul mare: è Acciaroli. La terra regina delle Cinque Vele ci accoglie con un cartello dove campeggia la scritta “Acciaroli, il paese di Hemingway” e il volto barbuto dello scrittore ci osserva. È sempre lì, come vi arrivò nel 1951. Ebbene sì, tanti lo ignorano, ma in quegli anni il Nobel della Letteratura ha soggiornato proprio nell’unica frazione sul mare, insieme a Pioppi, del comune di Pollica che voltando le spalle agli scogli si snoda in su per le colline, prima con Cannicchio e con il pittoresco paese dei principi Capano e poi, ancora più in là, verso le pendici del Monte Stella, con Celso e il borgo letterario di Galdo. Qui, tra le memorie leggendarie e popolari, il Nobel americano avrebbe trascorso una breve vacanza nel 1951. Egli era diretto da Venezia verso Napoli con Mary, quarta ed ultima moglie, per incontrare degli amici. La gente nel posto ne parla senza essere sfiorata dal minimo dubbio della non veridicità del fatto, ognuno di loro conosce un aneddoto, un particolare, tramandato dai pescatori dell’epoca che hanno vissuto in prima persona la presenza di Hemingway. Questi avrebbe alloggiato, insieme alla moglie, al secondo piano dell’albergo “La Scogliera”, che si estendeva con il suo ristorante fin sulla spiaggia.
Conduceva una vita riflessiva, passava intere giornate passeggiando sul porticciolo, col giornale sotto al braccio, e aspettava che i pescatori ritornassero per ascoltare le loro storie. Tra le mani un bicchiere del suo vino preferito, l’Amarone, e l’immancabile taccuino sul quale era solito annotare ogni cosa che potesse tornare utile al suo lavoro di scrittura. Tra i pescatori del luogo ce n’è uno in particolare: Antonio Masarone, soprannominato u’ viecchiu perché era solito travestirsi da vecchio durante la mascherata di carnevale. Da lui, Hemingway ascoltò la storia della cattura di un pesce spada che pesava più di un quintale e che, data la mancanza del ghiaccio, quando fu portato al mercato di Salerno era già andato a male e dovettero bruciarlo. Secondo tanti, di questa ed altre storie è possibile trovarne traccia nel romanzo “The Old Man and the Sea”, in italiano “Il vecchio e il mare”, tradotto per la nostra cultura da Fernanda Pivano, molto amica dello scrittore, e pubblicato per la prima volta sulla rivista Life nel 1952.
«He was an old man who fished alone in a skiff in the Gulf Stream and he had gone
eighty-four days now without taking a fish»
«Era un vecchio che pescava da solo su una barca a vela nella Corrente del Golfo ed erano ottantaquattro giorni ormai che non prendeva un pesce»
È così che inizia il racconto e proprio da queste prime righe capiamo che, forse, non è un caso che il protagonista, Santiago, si chiamasse “il vecchio” e questo elemento va ad aggiungersi ad un avvincente puzzle che ricostruisce la biografia, per alcuni ufficiale e per altri no, di un grande della letteratura, vincitore del premio Pulitzer nel 1953 e del premio Nobel l’anno successivo.
«The old man was thin and gaunt with deep wrinkles in the back of his neck. […] his
hands had the deep-creased scars from handling heavy fish on the cords. But none of
these scars were fresh. They were as old as erosions in a fishless desert»
«Il vecchio era magro e scarno e aveva rughe profonde alla nuca. […] e le mani avevano cicatrici profonde, che gli erano venute trattenendo con le lenze i pesci pesanti. Ma nessuna di queste cicatrici era recente. Erano simili a rocce erose in un deserto senza pesci»
Forse sono questi i tratti caratteristici dell’instancabile pescatore cilentano, protagonista di una vita fatta di sacrifici, dedito al suo lavoro e devoto alla pesca come sua unica ricchezza. E ancora:
«Everything about him was old except his eyes and they were the same color as the
sea and were cheerful and undefeated»
«Tutto in lui era vecchio, eccetto i suoi occhi, che erano dello stesso colore del mare, ed erano vispi ed imbattibili»
Potrebbe essere, questo, un particolare che rivive, ancora oggi, con i pescatori del piccolo borgo marinaro, all’ombra della torre normanna, dove la dedizione alla pesca è rimasta e si tramanda di padre in figlio. Mentre la questione ancora è aperta e c’è chi, come Fernanda Pivano, nega testimonianze e certezze, il mare a largo di Acciaroli è chiamato “Il mare di Hemingway” in ricordo del soggiorno dello scrittore nella Perla del Cilento, come è stata da tanti definita la frazione pollichese.
L’amicizia e la lealtà tra Santiago e l’allievo Manolo, la solitudine e l’abbandono di chi ha fatto una vita di stenti, la sconfitta di alcuni momenti, ma non la sconfitta di un’intera vita, perché «L’uomo non è fatto per la sconfitta», sono solo alcuni dei temi che salgono a galla nell’oceano di emozioni che può regalare questo romanzo. Tra le minuziose descrizioni è inevitabile, per noi, non cercare di cogliere la cilentanità che trovò Hemingway parlando con Antonio Masarone o con altri pescatori del luogo, che poi, in realtà, sono stati, negli anni, l’emblema di questa “vita di mare”. Affiorano, dunque, la caparbietà e la tenacia, ma anche l’umiltà e la forza di volontà, il tutto tra la magia e la suggestione dell’immaginare una storia cilentana proiettata a livello internazionale.
Da Cuba al Cilento un libro che lascia il segno e un’iniziativa importante che si svolgerà nel comune di Pollica il prossimo 22 e 23 luglio: U’ viecchiu, dedicato ad Angelo Vassallo, un evento che ripercorre i temi della terra e del mare cilentano con rimandi a luoghi, profumi, sapori che fanno la storia di luoghi incantati come questi. Si sarebbe dovuto tenere il 12 e il 13 settembre scorso, tra Acciaroli e Pollica, ma, proprio pochi giorni prima, vi fu la barbara uccisione del sindaco pescatore. Toccante fu l’immagine dell’intero paese costellato di cartelli con le frasi dello scrittore americano, turista nel Cilento. La più significativa è, forse, la seguente: «Si può uccidere un uomo, ma non sconfiggerlo».
Un romanzo da leggere, una storia di pescatori da raccontare, un evento da vivere e posti da visitare dal vivo o mascherati tra le pagine di un libro. In questo senso va anche la canzone dei Negrita, “Hemingway”. Pau e soci probabilmente ignorano le vacanza cilentane del premio Nobel per la letteratura, ma nel rendergli omaggio sottolineano i tratti caratteristici del suo romanzo, dove «c’è una barca pronta dietro a un’altra pagina» ed «è solo vita che ti entra dentro».
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