Quella terra chiamata Cilento: echeggiando tra passato e presente (parte V)
| di Giuseppe ContePagine di storia, storie di briganti
Il Cilento ottocentesco è in movimento. Tra scenari politici e condizioni economiche, si insediano spaccati di vita non tanto lontani.
Briganti, banditi, rivoluzionari
Chi sono costoro? Spesso la storia li etichetta come la parte vinta, forse a ragione, ma non la parte da scacciare, come il tempo ci ha voluto insegnare. Malviventi? No: rivoluzionari. “Banditi” ci può stare, ma nell’ottica di “scontri e resoconti”. Risvolti insurrezionali politici e sociali, di questo si sono macchiati.
I Moti nel Cilento
Stanchi di soprusi e di ingiuste maldicenze, insorgono con l’obiettivo di ripristinare la Costituzione del 1820 nel Regno. Quello delle “Due Sicilie”, s’intende! Appartenenti a società segrete, uomini di patria, uomini di terra: sfasciano, assalgono? Questi sono briganti! E la borghesia? No, questa no! Brava gente!
Era un giorno d’estate
Correva il mese di giungo del 1828, quando, nella notte tra il 27 e il 28, il Galotti e la banda Capozzoli disarmarono le guardie comunali di Centola costringendole ad accompagnarli nel forte di Palinuro dove gli insorti custodivano armi di ogni genere… Ma questa è storia nota.
Parliamo del Cilento
Anche queste pagine, tristi e sapienti, sono da ascrivere nelle cultura locale. Tuttavia, sarà il tempo a dar voce a chi di questa terra si è innamorato.
Quella terra chiamata Cilento: echeggiando tra passato e presente (parte I)
Quella terra chiamata Cilento: echeggiando tra passato e presente (parte II)
Quella terra chiamata Cilento: echeggiando tra passato e presente (parte III)
Quella terra chiamata Cilento: echeggiando tra passato e presente (parte IV)
©riproduzione riservata
©Riproduzione riservata