Vallo della Lucania, processo Mastrogiovanni: “Mastrogiovanni paragonato a Cossiga!”
| di Marianna ValloneContinua al tribunale di Vallo della Lucania il processo sul caso del maestro elementare di Castelnuovo Cilento, Francesco Mastrogiovanni, morto il 4 agosto 2009 per edema polmonare dopo 83 ore di contenzione ininterrotta.
Durante la quinta udienza del nuovo anno, che si è svolta martedì, sono stati sentiti due consulenti della difesa, il dottor Consalvo, medico legale e Francesco Fiore, psichiatra e ordinario di psichiatria all’Università Federico II di Napoli.
«Francesco Mastrogiovanni aveva esattamente lo stesso disturbo mentale di Francesco Cossiga, che è stato eletto Presidente della Repubblica. Questi uomini hanno una marcia in più rispetto agli altri», dichiara Fiore.
E sostiene anche: «Mastrogiovanni era persona intelligente, solare, libertario, uomo libero. La sua contenzione la considero un errore, la contenzione è da riservare a casi estremi, è una pratica non ammissibile e non accettabile. Al paziente dev’essere evitata la contenzione, perché lo psichiatra dovrebbe essere un promotore della libertà!». E ancora: «Fuggire a chi ti vuol togliere la libertà non è essere aggressivo. Ho immaginato Mastrogiovanni e mi sono informato. Era un insegnante di pregio, ottima persona, insegnava con profitto, era amato dagli alunni, aveva una personalità determinata e forte. La sua visione del mondo mi affascina, era per la libertà».
La figura di Mastrogiovanni affiancata a quella di Cossiga. Due personaggi diversi, due storie diverse ma un comune denominatore: una malattia.
Per molto tempo, infatti, si è parlato di una presunta sindrome di bipolarismo che avrebbe accompagnato per anni l’ex capo dello Stato, Francesco Cossiga, alternando euforia e depressione, silenzi e urla, grazia e provocazioni.
La stessa malattia che avrebbe poi condotto Mastrogiovanni ad un letto di contenzione, ad 83 ore di trattamento sanitario obbligatorio, con polsi e caviglie tenute immobili da fasce rigide.
Dopo Fiore, a testimoniare è Giuseppe Consalvo, medico legale il quale sostiene che «il paziente non è morto per edema polmonare, ma per morte improvvisa, e non è deceduto nella notte del 4 agosto, ma 3-4 minuti prima delle 7,20 e la contenzione non c’entra nulla con la morte».
E ancora: «Non posso negare che andava trattato diversamente»; e a giustificazione poi del comportamento dei medici afferma: «La contenzione è stata fatta per impedire al paziente di cadere».
Quello che è emerso, dunque, dalle dichiarazioni di Consalvo è che Mastrogiovanni non sia morto per le 83 ore di contenzione ininterrotta ma per morte improvvisa.
Di tutt’altro avviso, però, è Alessio Coppola, presidente di Telefono Viola, che dichiara alle telecamere di Uno Tv: «Molti testi scientifici, già a partire da esperimenti su animali, parlano di una contenzione, anche se lenta ma prolungata, che possa condurre alla morte. C’è un tipo di morte che non dipende solo dal quadro clinico interno del paziente ma anche dall’effetto della contenzione».
I difensori degli imputati, sei medici e 12 infermieri, rinunciano a sentire gli altri consulenti che, che fra l’altro, non sono presenti; per cui il presidente del Tribunale, Elisabetta Garzo, rinvia il prosieguo dell’udienza a martedì 27 marzo e al 10 aprile per sentire gli imputati. I difensori anticipano che gli imputati in larga maggioranza intendono deporre.
Dunque, nonostante l’udienza di oggi abbia visto sulla carta la testimonianza della parte della difesa, la parte civile, quella di Franco Mastrogiovanni, ha segnato un punto importante nel processo.
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