L’usura inghiotte il Cilento. Ma quanti casi sono ancora sconosciuti?
| di Luigi MartinoL’usura è un male antico che da sempre accompagna la storia dell’uomo. In pratica, consiste nello sfruttare il bisogno di denaro di un altro individuo per procacciarsi un forte guadagno illecito. Alla base di un rapporto usuraio c’è, da una parte, la necessità di denaro e, dall’altra, un’offerta che può apparire come un’immediata possibile soluzione per chi si trova in difficoltà. L’usura è il segno tangibile dell’esistenza di una nuova economia. Un’economia illecita che finanzia le attività precarie impossibilitate a raggiungere il credito legale.
Nella maggior parte dei casi l’usuraio viene visto come un «usurpatore d’anime», in altri posti questo «mestiere» è ormai accettato dalla gente e serpeggia fra le strade dei paesi come una normale attività. Il silenzio assenso è logico da quelle parti. Lì l’usura è diventato un vero e proprio servizio, offerto da soggetti che ormai hanno delle vere e proprie leggi, dei codici e dei regolamenti. Tutto ciò non è scritto da nessuna parte, ma accettato dai protagonisti del gioco.
Tutto tace. Nessuno vede niente. L’usura perfora borghi nascosti e li travolge provenendo dalle grandi città. L’usura è il nuovo business della camorra, a differenza dell’estorsione è di fatto un reato legittimo e consente di guadagnare grandi utili a discapito di imprese e privati. La provincia di Salerno è piena di casi di usura. Da nord a sud la guardia di finanza ha sgominato diverse cricche, ma secondo chi lavora in quella direzione «c’è ancora molto da fare».
Nell’Agro nocerino sarnese quest’anno si è scoperto un vasto giro di usura con a capo un pregiudicato napoletano residente a Scafati. Giri di telefonate sospette, una persona faceva salire in macchina i creditori e li portava in giro per concordare la cifra del prestito e il tasso da applicare. I finanzieri dopo mesi di indagini sciolgono il nodo, ma il caso non è isolato. Sempre a Scafati le «donne squalo» avevano organizzato un sistema creditizio illegale con un giro d’affari di oltre 200mila euro. Le vittime che hanno parlato sono 25, ma gli inquirenti dicono che sono solo il 50 per cento.
Qualche mese prima le fiamme gialle erano intervenute a sud, nell’interno, precisamente a Sala Consilina nel Vallo di Diano al confine con il Cilento. Quel paese grande quasi quanto un provincia è stato definito dai pm una vera e propria «usuropoli». Tutto è stato scoperto grazie ad una storia di una 35enne del posto. La donna aveva pensato di mettere su un’impresa di pulizia e quindi aveva bisogno dei risparmi per compiere il grande passo. Come spesso capita le spese hanno superato i guadagni e la donna ha fatto ricorso a prestiti usurai. Il tasso in questo caso è balzato al 500 per cento. I soldi, a Sala Consilina, venivano prestati da un anziano del posto. La magistratura alla fine ha dapprima scovato la ragnatela e poi intrappolato il «ragno incensurato».
Nel mezzo fra il Diano e l’agro nocerino, c’è la Piana del Sele. Anche lì le radici dell’usura sono ben impiantate da diverso tempo. Prima dell’estate un cartello camorristico è stato consegnato nelle mani dei pm che hanno proceduto nel richiedere e ottenere dal gip ventuno mandati di arresto. Queste persone si prendevano gioco da tempo di altrettanti imprenditori fra Capaccio e Battipaglia. I tassi partivano dal 90 per cento, fino a toccare il 500 per cento. Un giro economico da capogiro. Più piccolo, ma non meno importante, quello scoperto dal comando della guardia di finanza di Salerno a Marina di Camerota. Nel mese di marzo dell’anno corrente, gli inquirenti coordinati dalla Procura della Repubblica di Vallo della Lucania fecero scattare l’operazione San Domenico. L’associazione, secondo quanto riportato dalle fiamme gialle, era formata, per la maggior parte, da persone di Camerota e tutti gli interessi «ruotavano intorno ad un professionista». L’intera rete d’affari costruita dai presunti usurai si sarebbe estesa su buona parte del territorio salernitano, soprattutto sulle zona costiere cilentane, ma sarebbe arrivata ad intaccare anche le province di Avellino e Potenza.
L’intera provincia è imbrigliata nelle maglie dell’usura. Ma i casi a Salerno città sono davvero pochi. Sarà che Salerno è immune a questo fenomeno? Oppure la gente preferisce non parlare? E’ possibile che ci sia una forte omertà rispetto questa vicenda, una sorta di silenzio assenso. Ma non c’è da stupirsi: chi mai sarebbe disposto ad ammettere di essere un fallito che ha consegnato tutti i suoi beni, e persino la coscienza, nelle mani di esseri che sfruttano debolezze grazie alle loro capacità? Tutto è possibile soprattutto al giorno d’oggi che la crisi ha favorito il credito illegale rispetto ai soliti prestiti nelle banche.
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