Troccoli «il torturatore» viveva a Camerota
| di Biagio CafaroIl suo nome è Jorge Néstor Fernandéz Troccoli e per molti anni ha vissuto nel Cilento, precisamente a Camerota, la moglie Betina lavora come commessa in una boutique del porto. Troccoli ha un passato poco invidiabile, «in Uruguay è conosciuto come ‘il torturatore’» ed oggi, da quanto riporta Blitz Quotidiano, è stato rintracciato a Battipaglia.
Ma chi è Troccoli e perché è chiamato ‘il torturatore’: «E’ uno dei 146 ex militari sudamericani cui oggi la Storia e la giustizia italiana presentano il conto di un orrore contemporaneo chiamato ‘Condor’. La macchina dello sterminio che, tra il 1976 e il 1983, ingoiò in Cile, Brasile, Argentina, Uruguay, Paraguay, Bolivia, Perù, decine di migliaia di oppositori politici (30 mila nella sola Argentina) alle dittature militari del cosiddetto “cono Sud”» scriveva Repubblica nel 2008. Troccoli era il tenente colonnello nel Fusna, un servizio di intelligence della Marina dell’Uruguay con il quale ha preso parte all’operazione ‘Condor’
Per Troccoli però non è andata così: «Non sapevo del piano Condor facevo quello che mi chiedeva il mio comandante – spiega Troccoli –. Io ero a conoscenza che nelle forze armate si torturava. Lo sapevo, come lo sapevano tutti. La tortura era un procedimento normale presso il Fusna. Consisteva nel tenere i prigionieri parecchie ore in piedi, con il cappuccio, senza bere e senza mangiare. Ma torturare sadicamente e perversamente, no. Una condizione di rigore».
«Secondo l’accusa ‘il torturatore’ è coinvolto in omicidi e sequestri. Storie strazianti come quella di Aida Celia San Fernandez ‘a cui fu applicata la picana elettrica, anche mediante l’intrusione in vagina di un cucchiaio che le provocava il parto prematuro della figlia Maria de las Mercedes Carmen Gallo, nata nel corso della prigionia il 27 dicembre 1977» si continua a leggere su Blitz Quotidiano.
Quindi la fuga in Italia per sfuggire all’ergastolo. La meta scelta è stata Marina di Camerota, dove vivono tuttora molti sudamericani.
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