Agropoli: il porto ad un anno di distanza
| di Alberto BrugnolaCi risiamo. A dodici mesi di distanza rieccoci con un emergenza nel porto di Agropoli.
Lo scorso anno, ospite nella stessa rubrica di questa testata, palesai lo stato di fatto che si era verificato con l’istaurazione dell’Area Marina Protetta. Le trascorse improvvide amministrazioni del comune di Castellabate avevano pensato bene di fare business dal patrimonio naturale del tratto della costa cilentana che va Punta Tresino a Ogliastro Marina, promuovendone la realizzazione. In effetti, in forza della normativa vigente in materia, avevano consegnato nella mani del retrostante Parco del Cilento la competenza dell’Area Marina Protetta. Ciò ha comportato limitazioni al transito, all’ancoraggio, alla pesca anche sportiva nel tratto di mare interessato.
Di questo handicap ne ha subito le conseguenze principalmente il diporto nautico stanziale nel porto di Agropoli, maggior fruitore del tratto di costa summenzionato.
Chiudevo l’articolo ricordando che il porto di Agropoli, a mio avviso la migliore struttura per posizionamento, ricettività e condizioni meteomarine della costa tirrenica fino a Reggio Calabria, è la maggiore attività produttiva unitaria per attività diretta e per sinergie correlate della nostra città. Le conseguenze dell’Area Marina Protetta l’avrebbero penalizzata, riducendo le presenze del naviglio. Evento che si è puntualmente verificato, amplificato dall’attuale situazione macroeconomica e, nel relativo, dall’apertura del Marina d’Arechi, per adesso per soli 400 posti barca dei 1000 progettati per il prossimo anno.
Sulla base delle irriversibilità della normativa protezionistica marina, i services a terra assumono importanza assorbente: di questi, in primis, il parcheggio automobilistico. Già dallo scorso anno, anche se con discutibili aperture qualcosa era stato fatto. L’accesso a pagamento nell’area portuale per abbonati annuali e per occasionali a ticket. Quest’anno il numero dei posti-auto si è ridotto di circa un centinaio per un vittorioso ricorso amministrativo di un privato, la cui esecutività ha fatto spostare le sbarre di accesso.
E adesso, sulla base di questo non favorevole prospetto, da circa dieci giorni, esattamente da venerdì 6, nel piazzale portuale, da parte di soggetti privati, è stato costruito un anfiteatro metallico per manifestazioni teatrali con ingresso by cash, ossia a pagamento, che ha incorporato l’ampio parcheggio adiacente il gazebo della Lega Navale. Praticamente nell’ambito portuale dopo la sbarra la disponibilità di sosta si è ridotta a qualche decina di auto.
Da qui una serie di domande del “Pantalone “ di turno.
Non esistendo in zona un numero adeguato di parcheggi, come la mettiamo con i dipartisti che, avendo pagato l’ormeggio per la propria imbarcazione (salato!) e l’abbonamento annuale di accesso carrabile nell’ambito portuale, praticamente viene loro negato tale diritto?
Senza parcheggi nel porto, quale mantenimento/incremento del flusso turistico è possibile?
E quale penalizzazione per le piccole attività di affitto di natanti, di alaggio e varo e di somministrazione di bevande che sopravvivono per la loro attività nei due mesi estivi?
E, poi, su quale impianto progettuale viene autorizzata questa struttura teatrale che deborda nell’ambito di un altro concessionario?
Ogni autorizzazione non dovrebbe rispettare il costituzionale diritto di terzi, tra l’altro propedeutico e acquisito, tra gli altri quello di poter accedere ad un bene mobile o fisso di proprietà?
Tale realizzazione rispetta le pluriarticolate norme di sicurezza, per esempio del recente D.P.R. 151/2011? E quelle sanitarie per operatori e pubblico?
Ma su tutto questo chi deve controllare, se un preposto al controllo è anche artefice e attore dell’iniziativa e, quindi, controllore e controllato?
E, infine, al disopra di qualunque norma non dovrebbe imperare l’imput etico dell’altrui rispetto e del paritetico utilizzo di un bene sociale?
Adesso sarebbe troppo semplice e consequenziale addebitare di tutto questo la Giunta Comunale e, come parafulmine virtuale il suo Primo Cittadino. Di Lui, è di comune dominio la sua ventennale esperienza amministrativa, acquisita in difformi cariche elettive, e i palesi risultati visivi, andando in giro per Agropoli. A dimostrazione il consenso con percentuali bulgare espresso nelle recenti tornate elettorali. Del resto le autorizzazioni comunali sono espressione di deleghe di legge alle Funzioni Burocratiche preposte e la fallita oculatezza del caso trattato è il frutto di questi poteri delegati. Al Sindaco possiamo solo chiedere la sua fattiva pronta supervisione e i dovuti interventi, come rimedio al già fatto per il rimanente scorcio di questa stagione estiva, e un futuro monito per gli eventi a venire.
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