16 dicembre 1857: Il devastante terremoto che rase al suolo la Val d’Agri e il Vallo di Diano
| di Luigi MartinoLa notte del 16 dicembre 1857 fu segnata da una catastrofe di proporzioni epiche: un terremoto di magnitudo 7.1, con epicentro a Montemurro (Potenza), sconvolse la Val d’Agri e il Vallo di Diano, seminando distruzione e morte. Due violente scosse, a pochi secondi di distanza, colpirono la terra alle 22:15, radendo al suolo interi paesi e mietendo migliaia di vittime.
Montemurro fu il centro più colpito. Di 7.500 abitanti, tra i 3.000 e i 4.000 persero la vita, con gran parte degli edifici distrutti. Anche altri comuni subirono gravi perdite umane e culturali. A Saponara di Grumento (oggi Grumento Nova), il terremoto cancellò completamente l’antico castello, causando 2.000 morti. Nel Vallo di Diano, Polla piangeva 867 vittime, con migliaia di case crollate. La tragedia si tinge di ulteriore dramma con la storia di un neonato trovato senza vita sotto le macerie il giorno stesso della sua nascita. Un cronista dell’epoca sintetizzò l’orrore con le parole: “Nacque, pianse, morì”.
I numeri ufficiali del Ministero dell’Interno parlano di 9.257 morti solo in Basilicata, con un totale stimato di circa 11.000 vittime, sebbene alcune fonti non ufficiali riportino cifre vicine ai 19.000. In Basilicata si contarono inoltre 1.359 feriti. Le perdite materiali furono incalcolabili: l’intero patrimonio storico e architettonico della regione fu praticamente spazzato via.
Il più grande terremoto d’Italia dell’epoca
Il sisma fu uno dei più devastanti mai osservati in Europa: in termini di intensità e danni, venne classificato all’XI grado della scala Mercalli, rendendolo il più grande terremoto nella storia d’Italia fino a quel momento. Le sue scosse si fecero sentire fino a Terracina, centinaia di chilometri dall’epicentro, e suscitarono scalpore anche all’estero.
L’indagine scientifica della Royal Society
La portata del disastro spinse la comunità scientifica internazionale a intervenire. La Royal Society of London inviò una spedizione guidata dall’ingegnere irlandese Robert Mallet, pioniere della sismologia. L’indagine non si limitò a studiare gli effetti del terremoto, ma contribuì a gettare le basi per lo sviluppo della moderna scienza sismologica.
A 167 anni di distanza, il terremoto del 1857 resta una ferita indelebile nella memoria collettiva delle comunità lucane e campane, un monito potente sulla vulnerabilità del territorio e sull’importanza di prevenzione e conoscenza per affrontare le catastrofi naturali.
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