Stio: Ciccimmaretati 2011, La Dieta Mediterranea in scena nel cuore del Parco

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Stio: Ciccimmaretati 2011, La Dieta Mediterranea in scena nel cuore del Parco

Ciccimmaretati è la zuppa nata in tempi in cui i contadini “sposavano nel tiano” le rimanenze dei legumi rimasti in casa. Si tratta del piatto principe della cucina tipica del Cilento. Le ricette sono il frutto di una ricerca che dura da oltre quindici anni, preparate con fedeltà ogni anno e degustate da chi ha la fortuna di raggiungere uno splendido bosco di castagni secolari – il Piano del Rosario –  a Stio, caratteristico paese del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e degli Alburni.

“L’Associazione Culturale Il Punto è impegnata nella promozione di questo territorio attraverso il recupero e il rilancio di antiche tradizioni contadine – spiega il Presidente Claudio D’Ambrosio -, riproposte in un importante evento enogastronomico, “Ciccimmaretati”, che si svolge a Stio ogni anno, dal 17 al 23 agosto”.

Il menù propone i Piatti Poveri del Cilento, eccellenti prelibatezze, tutte rigorosamente preparate dalle donne stiesi. I ciccimmaretati (legumi e cereali), melanzane ‘mbuttunate, lu grano a lu furno, i cavatielli, foglie e patane e non ultimi gli struffoli e gli altri dolci delle feste. “La caratteristica principale di questa sagra è la perfetta sintonia con i principi della Dieta Mediterranea – spiega il primo cittadino di Stio, Pasquale Caroccia -. Infatti, secondo lo studio del celebre nutrizionista Ancel Keys, legumi conditi con olio d’olivo, carboidrati e frutta sono gli elementi base per una corretta alimentazione e qui, in assenza di carne, ma con tanti vegetali – tutti serviti in artigianali piatti di creta – rendono l’appuntamento ecosostenibile e vegetariano al 100%”. Inoltre, chiarisce il sindaco, sarà possibile visitare il caratteristico centro storico: “vicoli, scorci e antichi portali tutti da scoprire”.

La manifestazione prende spunto dal piatto principe, i Ciccimmaretati, squisita zuppa di legumi nata in tempi in cui il popolo contadino del Cilento cui spettavano scarse quote del prodotto agricolo, soprattutto in tempi di magra si nutrivano con i legumi rimasti in casa.
Altre prelibatezze sono il gustoso e delicato  “Grano a lu furno” o le foglie e patane  splendido binomio di ortaggi (foglie di bieta e patate) che provengono proprio dalla terra di Stio, autenticamente a chilometro 0″
All’ingresso c’è l’obbligo della prenotazione. Lasciando il numero di cellulare sarete avvisati con un SMS del numero del tavolo dove accomodarvi, senza fare l’annoiante fila.
Durante l’attesa si possono  visitare gli stand, ascoltare la musica e bere un gradevole aperitivo.
Inoltre l’area è dotata di uno spazio dove è  possibile lasciare i bimbi con l’animatrice.
Lo scenario è un bosco di castagni secolari che con la loro imponenza rivestono di straordinaria bellezza il piazzale dove si tiene la manifestazione.
Una sagra senza barriere
Come ogni anno ci appassiona aggiungere alla tradizione novità che interessino lo sviluppo locale ed il sociale in genere. Abbiamo  voluto “sfidare” anche le difficoltà del nostro attraente, ma difficile, territorio rendendo l’accesso senza barriere anche ai diversamente abili. Per accedere all’area dove si svolge l’evento dal 2010 è stato creato un percorso senza barriere. In più l’area è stata dotata di tavoli e servizi igienici idonei a rendere fruibile anche ai diversamente abili l’evento.
Cibi per tutti
Oggi abbiamo anche un menù per celiaci questo ci permette di offrire e a tutti i nostri visitatori che hanno della intolleranze al glutine, la possibilità di degustare i nostri deliziosi Piatti Poveri. 

Musica e mercatino
Oltre quindi alla possibilità di poter gustare tutte queste pietanze c’è uno spazio per la musica ed un caratteristico mercatino di prodotti tipici e un punto di animazione per i bimbi.

La visita al centro storico
Inoltre è possibile raggiungere il centro del paese con un percorso a piedi illuminato  per potere fare delle visite guidate al centro storico  curate dai ragazzi della scuola media di Stio, che pone al centro la storica chiesa di San Pasquale. Nel 1726 venne introdotto il culto per San Pasquale a cui fu dedicato, nell’antica chiesa di S. Pietro e Paolo, un altare con il quadro del santo. Eventi prodigiosi accaduti negli anni seguenti fecero maturare la decisione di adottarlo come protettore del paese. Si decise di dotare la chiesa di una statua lignea e l’incarico fu affidato allo scultore napoletano Domenico Di Venuta.

L’architettura del Centro Storico è caratterizzata da una forte coralità dei suoi elementi, che si armonizzano e si fondono creando spazi comuni e senza soluzione di continuità. Solo le case ricche, poche, se ne separavano con portoni decorati da portali in pietra, ma i loro volumi si inserivano in maniera armonica nel contesto. Il vecchio selciato fu recuperato negli anni novanta dall’amministrazione comunale su sollecitazione di un gruppo di cittadini sensibili al valore educativo del patrimonio storico.

Il libro
Nel 2007 l’Associazione ha pubblicato un libro di ricette “Piatti Poveri della Cucina Cilentana” dando così un ulteriore contributo alla ricerca antropologica, sulle tradizioni della cultura contadina che è destinata ad appartenere quasi solo ed esclusivamente alla nostra memoria storica. La descrizione dei modi di preparazione e dell’uso di certi piatti offrono uno scorcio di vita vissuta in cui s’intravede un legame strettissimo con la terra e la sua ineluttabile ciclicità.

“Il Punto – spiega D’Ambrosio – ha raggiunto un obiettivo importante con questo lavoro e non intende fermarsi qui perché è per tutti noi indispensabile mantenere in vita una cultura contadina che tanto ci può dare. Soprattutto oggi, in un mondo che non conosce più nè confini nè stagioni e dove il valore più importante sembra essere il ’“mercato’. La cultura di una comunità, che nonostante non avesse a disposizione una grande quantità di mezzi, viveva in perfetta simbiosi con la propria terra radicando valori di solidarietà di rispetto e semplicità che tanto possono contribuire affinché i nostri comportamenti quotidiani siano improntati su uno stile di vita più sostenibile”.

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