Il giro dell’usura a Camerota: tutti i particolari dell’inchiesta
| di Rito RuggeriCoordinati dalla Procura di Vallo della Lucania i finanzieri del Comando provinciale di Salerno hanno eseguito nella mattinata di ieri, 15 marzo, nove ordinanze di custodia cautelare, scoprendo un’organizzazione che si presume essere «dedita all’usura e alla abusiva attività creditizia con base a Marina di Camerota».
Il blitz
Un volume d’affari che, tra somme liquide gestite, beni mobili ed immobili, «si aggirava intorno ai 6 milioni di euro», secondo gli inquirenti. Denaro, conti correnti e strutture immobiliari accumulati attraverso prestiti a tassi usurai del 7% mensili ma che, su base annua, «potevano sfiorare anche il 190%», è emerso dall’inchiesta. Un patrimonio portato alla luce dalla Brigata dei finanzieri di Marina di Camerota nell’operazione denominata “San Domenico”. Il blitz è stato coordinato dal procuratore di Vallo della Lucania, Giancarlo Grippo, e dal comandante provinciale di Salerno, Salvatore De Benedetto. E’ stato così che, partendo da una serie di accertamenti patrimoniali a carico di alcuni degli arrestati, i finanzieri sono riusciti a risalire alle prime 4 vittime dei “cravattari”.
Lo schieramento della organizzazione
Finiti in carcere il ragionere 41enne, Domingo Troccoli, del Pdl, ex assessore alla Viabilità della giunta Bortone che, secondo le indagini, sarebbe il promotore dell’associazione nonché il «finanziatore dei prestiti usurai». Insieme a lui altri due componenti sono finiti in cella: Domenico (67anni) e Vincenzo Antonio (47anni) Siani, padre e figlio, quest’ultimo a capo di una ditta edile. Implicati e quindi destinati ai domiciliari, come predisposto dal gip su richiesta del pm, anche i loro più stretti familiari, titolari dei conti correnti sui quali sarebbero finiti gli assegni post-datati dei dipendenti: l’imprenditrice Antonia Siani, 44enne di Avellino, sorella di Vincenzo; Rita Rizzuti, 64enne di Camerota, madre di Domingo Troccoli e poi il cognato di Domingo, Principio Riccio, 43enne di Camerota, albergatore con la moglie Luisa Troccoli, 42enne di Camerota, sorella di Domingo; Rita Marchese, invece, è la moglie di quello che è considerato dagli inquirenti «il capo dell’organizzazione», Troccoli, 37enne sempre di Camerota e gestore di un villaggio turistico. Senza nessun grado di parentela è finito nell’indagine anche Vicente D’Alessandro, 58enne residente a Potenza ma dalle origini camerotane, perito informatico. Dagli accertamenti sarebbe stato riscontrato che l’attività criminale andava avanti dal 2004.
Ma quando gli usurati non potevano pagare con assegni o contanti?
Quando gli usurati non erano in condizioni di versare i contanti nelle casse degli autori dei prestiti considerati illeciti, oppure versare assegni e cambiali, il metodo di pagamento mutava. Dalle indagini emerge che entravano in gioco le ipoteche immobiliari le quali, attraverso operazioni notarili, finivano alla Marina Immobiliare srl il cui amministratore è indicato dalle indagini delle fiamme gialle nella persona di Vincenzo Siani. Questi avrebbe avuto dalle vittime «una procura speciale e irrevocabile a vendere gli immobili che sarebbe consistita in una sorta di cessione del credito». Gli immobili poi, sarebbero stati acquistati da componenti del gruppo attraverso operazioni sulle quali la finanza sta ancora indagando. Ecco i ruoli degli indagati nell’ambito dell’organizzazione secondo quanto emerso dall’investigazione: Domingo Troccoli sarebbe il promotore, finanziatore e «soprattutto il gestore dell’organizzazione illecita». In pratica avrebbe «prestato denaro a tassi usurai potendo contare su amicizie capaci di indirizzare verso di lui le persone che avevano bisogno», spiegano gli inquirenti. Domenico Siani avrebbe scambiato «somme di denaro con Troccoli per finanziare i prestiti e con lui avrebbe gestito gli incassi» che sarebbero finiti sui conti del figlio Vincenzo, della figlia Antonia e quindi della madre di Troccoli, Rita Rizzuti, e degli altri parenti come la moglie Rita Marchese, la sorella Luisa e il cognato Principio.
Una delle quattro vittime
La storia è cominciata dalla denuncia di quattro «vittime», tre albergatori e un professionista, ai quali sono stati sottratti «beni immobili per un valore di circa 2 milioni di euro». Tutto ruota, in particolare, intorno ad una delle vittime, un uomo ritornato dalla Colombia anni fa dopo aver ricevuto una milionaria eredità da alcuni zii senza parenti prossimi. Si tratta di terreni, fabbricati e denaro, tanto denaro, che spingono l’uomo, originario di Camerota, a ritornare in quel paesino dove ha voluto realizzare una struttura turistica: un villaggio-camping. Per la realizzazione del progetto si rivolge all’ingrosso di materiale edile, leader lungo la costa del Cilento, quello di “Edil Siani”. Ma alla fine non sarebbe riuscito a pagare il debito nei confronti della società che ammontava a circa 350mila euro. Per ripagare la somma di denaro, si sarebbe determinato un accordo con Vincenzo Siani, titolare della ditta, dinanzi ad un notaio di Vallo della Lucania, cedendo in cambio della somma due degli appartamenti che aveva ricevuto in eredità. Ma alla fine accade qualcosa che spinge la vittima a denunciare gli episodi che lo riguardano e la trattativa economica alle forze dell’ordine. Marina di Camerota è un piccolo centro costiero e prima o poi le cose vengono sempre, o quasi sempre a galla. Si viene a sapere della denuncia ed Enzo Siani avrebbe deciso secondo la ricostruzione – per evitare complicazioni – di restituire le due unità immobiliari al suo debitore e di rinegoziare la somma che gli è dovuta. Proprio in questa trattativa si sarebbero innestate le figure di Domingo Troccoli, ragioniere fino al 2009 dell’azienda Siani, e quella di Domenico Siani, padre di Vincenzo. Secondo le ricostruzioni pare che l’uomo sudamericano non fosse riuscito ad onorare gli effetti che aveva firmato per pagare il debito e così Troccoli si sarebbe offerto «di finanziarlo in cambio degli interessi, naturalmente usurai», emerge dall’indagine. Fino al suo licenziamento, l’ex assessore di Camerota, sarebbe stato delegato dai vertici della società che gestisce la rivendita di materiale edile a riscuotere molti degli insoluti dovuti all’azienda. Ad un certo punto la situazione finanziaria sarebbe sfuggita di mano ai reali rappresentanti legali della ditta, e gestita direttamente dal ragioniere che avrebbe così messo «sotto torchio» altre presunte vittime.
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