Il Cilento dei pellegrini…Viaggio tra i santuari cilentani
| di Giuseppe ConteL’intero territorio cilentano – così come lo si intende oggi – è ricco di storia e cultura: in questo ultimo aspetto trova ampio spazio la fede. Fra le tradizioni più note e nell’espressione massima del folklore cilentano, un ruolo d’eccellenza è ricoperto dagli “antichi pellegrinaggi”.
Sarebbe poco risolutivo indicare come “pellegrinaggio” una semplice ascesa verso un luogo di culto. Infatti, nel Cilento tale momento è scandito da un iter ben preciso, ricco di fascino, intrinseco di storia e pieno di suggestioni.
E il termine pellegrino racchiude a sua volta una storia che si perde nel tempo, costellato da una devozione che mette in evidenza l’attaccamento “del cilentano al suo territorio”.
Una marcia carica di spiritualità, che nei decenni passati si protraeva anche per diverse ore nell’intento di raggiungere la meta. L’intero percorso era scandito da riti e canti che si alternavano a momenti di festa, giustificati dall’esigenza di ristorarsi per poi riprendere il tragitto e giungere alla meta.
BREVE VIAGGIO FRA I LUOGHI MARIANI
Nella quasi totalità dei casi, il suddetto luogo di venerazione corrisponde ad un sito ameno, posto sulla sommità della montagna o alle sue falde, ed il luogo designato è legato a leggende e storie di vario genere, le quali si perdono nei secoli più lontani.
Plurisecolare è il culto di Maria nel Cilento, il quale trova la sua massima espressione nel santuario mariano per eccellenza: La Madonna del Sacro Monte, o anche nota come Madonna di Novi Velia. Si erge nella sua maestosità, arroccato sulla vetta del Monte Gelbison (sulla carta conosciuto anche come Monte Sacro e nell’oralità come Monte di Novi). È da sempre oggetto di una magna venerazione, e al suo cospetto si dirigono pellegrini provenienti non solo dalla zona lucana, ma anche dalle zone vicine situate oltre i confini regionali. Vi si affluisce dal mese di Maggio a quello di Ottobre, e ininterrottamente è un via vai di genti che qui si recano a manifestare la propria devozione. Nel circuito dei santuari del Cilento, l’unico ad essere incluso nelle terre dell’Antico Cilento, è senz’altro quello dedicato a Santa Maria della Stella (o Madonna della Stella), il quale fu edificato sull’altura dell’omonimo monte (Monte della Stella), un tempo noto come Monte Cilento, a testimoniare e rivendicare la sua storia. Ai suoi albori tappa obbligatoria dei pellegrini, ha perso parte della sua antica e cospicua devozione, la quale si affida oggi soprattutto alle genti che popolano i villaggi del suo circondario. Spostandoci nell’entroterra, sulla quasi sommità del Monte Cervati, venerata soprattutto dagli abitanti di Sanza e Piaggine, è incavata nella roccia la cappella della Madonna della Neve, la cui bellezza affascina sia l’anima che lo sguardo.
Poco distante – geograficamente parlando – si trova il piccolo santuario della Madonna del Monte Vivo, sempre in agro di Piaggine. Recandoci nel territorio pestano, in cui fiorì la colonia di Paestum, troviamo il santuario dedicato alla Madonna del Granato. Nel basso Cilento invece, nel comune di Ascea, e precisamente in agro della frazione di Catona, incontriamo il santuario dedicato alla Madonna del Carmelo. E ancora, percorrendo in lungo e in largo il territorio cilentano, vi sono altri siti dedicati al culto mariano, la cui storia è parte integrante del patrimonio culturale nostrano.
I SANTUARI RUPESTRI E IL CULTO DEI SANTI
Spingendosi fra le alture del Cilento, nel comune di Magliano Vetere, sono situati due luoghi di culto che nella loro spettacolarità suscitano un fascino straordinario: Santa Lucia e San Mauro. La prima, una cappella di fattura rurale, addossata alla roccia della sua montagna, poco distante dal centro abitato, affida la sua protezione a Magliano Vetere capoluogo, ma è oggetto di venerazione anche da parte dei paesi vicini. San Mauro, invece, si trova incastonato sulla vetta della montagna, praticamente fuso con la stessa, ed è a protezione della sottostante frazione di Capizzo.
Diffuso nel Cilento, è il culto di San Michele Arcangelo, il quale trova spesso dimora in una grotta nei pressi dell’abitato, ad esempio è il caso di Valle dell’Angelo e di Caselle in Pittari.
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