Vallo di Diano, ASSICON ribadisce: “No alle trivellazioni”
| di Lucia CarielloL’Associazione Sicurezza Consumatori (AS.SI.CON) ribadisce e conferma le ragioni contrarie al progetto di trivellazioni petrolifere nel Vallo di Diano proposto dalla Shell Italia spa, anche alla luce dell’incidente occorso in data 10/03/2012 all’oleodotto Eni Viggiano-Taranto, nel tratto che interessa il territorio del Comune di Bernalda che ha provocato uno sversamento di petrolio con la contaminazione di diecimila metri quadrati di terreno, nell’area incidentata sono in corso lavori di recupero del greggio, nonché le operazioni di bonifica dei terreni interessati dallo sversamento.
L’incidente del 10 marzo è l’ultimo di una lunga serie.
Il 5 aprile 2011, a seguito di una pericolosa emissione di idrogeno solforato dal centro olio di Viggiano, 21 operai di una ditta -la Elbe Sud srl- situata a 150 metri dall’impianto accusarono malori, finendo in ospedale per intossicazione.
Ma dal 1996 ad oggi, sono stati oltre 25 gli incidenti, molti dei quali purtroppo non denunciati.
Per quelli noti, invece, risultano assenti relazioni ufficiali che dettagliano le cause, la tipologia dell’inquinamento, le sostanze immesse sul suolo, nell’aria, nell’acqua e nei prodotti agricoli e zootecnici esposti a tali sostanze.
Gli effetti degli incidenti, così come l’esposizione durante il funzionamento delle attività di produzione, trattamento e trasporto del greggio finiscono così per rappresentare i cosiddetti “effetti collaterali” delle estrazioni petrolifere in Basilicata, tra sviluppo mancato, disoccupazione e minaccia ambientale.
Inoltre tenuto conto che la normativa italiana in materia di gestione dei rifiuti derivanti da attività estrattive non si è ancora adeguata alla Direttiva europea 2006/21/CE, i settori non ancora adeguati alle prescrizioni europee sono: l’informazione al pubblico, il trattamento dei vuoti di miniera, la manutenzione successiva alla chiusura degli impianti, la corretta gestione dei depositi di rifiuti inerti, pericolosi e quelli provenienti dall’estrazione petrolifera di terra.
Pertanto il mancato adeguamento alla Direttiva europea non garantisce dallo smaltimento incontrollato sul suolo, sottosuolo ed acque dei rifiuti derivanti dall’attività estrattiva che la Shell intende realizzare nel Vallo di Diano.
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