Un euro per visitare la Certosa di Padula: ecco quando
| di Marianna ValloneIn occasione delle Giornate Europee del Patrimonio 2014, la soprintendenza Bap di Salerno e Avellino fa sapere che sabato 20 settembre la Certosa di San Lorenzo a Padula sarà visitabile dalle 9.00 con orario prolungato fino alle 24.00 al costo di un solo euro. Inoltre dalle ore 20 alle 24 saranno aperti al pubblico anche il loggiato superiore del Chiostro della Foresteria Nobile e della Cappella di Sant’Anna e la Cella 15 contenenti opere di Jan Fabre, Emilio Isgrò, Mimmo Paladino e Toni Servillo e Waimer Vaccari.
Loggiato Foresteria e Cappella di Sant’Anna Nella Certosa di San Lorenzo a Padula, la Foresteria, ubicata al piano superiore del chiostro cinquecentesco, era il luogo in cui venivano ospitati i pochi eletti – religiosi, politici, regnanti, rappresentanti di nobili famiglie – ammessi nel complesso conventuale. Il chiostro, dominato dalla Torre dell’orologio, è realizzato su due livelli: al pianterreno vi erano gli uffici di rappresentanza interamente affrescati con soggetti sacri e profani, attribuiti al pittore locale Francesco De Martino; al piano superiore, caratterizzato da un loggiato decorato con scene di paesaggio alla maniera del pittore napoletano Domenico Gargiulo detto Micco Spadaro risalenti ai secoli XVII-XVIII, si trovavano le stanze per gli ospiti e una piccola Cappella a loro riservata, dedicata a Sant’Anna.Essa è quasi completamente ricoperta da vistosi stucchi dorati della fine del XVII secolo e presenta, attraverso tali decorazioni, in particolare, la Nascita e la giovinezza di Maria Vergine. Le figure di Sant’Anna e San Gioacchino con la Vergine Bambina sono collocate in alto fra le nubi, inserite in un maestoso baldacchino che sovrasta l’altare. Ovunque è un tripudio di angeli e cherubini che sorreggono la cupoletta del baldacchino al sacro gruppo familiare.
Nei due bassorilievi, situati sulle pareti laterali e racchiusi entro cornici ovali di stucco dorato, si possono ancora ammirare le raffigurazioni della Nascita di Maria Vergine e della Presentazione di Maria al Tempio.La porta di accesso alla Cappella è circondata da un raffinato portale cinquecentesco in pietra di Padula, decorato con motivi a grottesche. Al centro dell’architrave lo stemma con la graticola inserito in una ghirlanda riconduce al simbolo del martirio di San Lorenzo, a cui è dedicata l’intera Certosa.
Cella N° 15 Nell’ambito del progetto pluriennale di esposizione di opere d’arte contemporanea presso la Certosa di San Lorenzo a Padula (anni 2002-2004), le ex celle dei padri certosini, ormai vuote, sono state riempite di nuove installazioni di artisti (pittori, scultori, fotografi, registi ecc.) che, traendo ispirazione dal luogo, hanno creato diverse forme d’arte, in un complesso itinerario tematico – il Verbo, il Precetto, la Vanitas – che ha inteso abbinare la contemplazione e l’astrazione proprie dei luoghi con le istanze della contemporaneità e le tematiche dell’attualità. La Cella n.15, come molte altre nella Certosa di Padula, è un concentrato straordinario di creazioni artistiche da parte di quattro famosi autori del nostro tempo:l’artista belga Jan Fabre, con la realizzazione dello splendido sarcofago dal titolo Sarcofago conditus, tutto ricoperto da chiodi e puntine dorati, ha inteso mettere in scena il proprio cadavere post mortem, evidenziando così la profonda ambiguità di un evento crudele e cruciale quale la morte, ma trasmutato dalla luminosa bellezza dell’oro; l’artista siciliano Emilio Isgrò ha affidato al titolo dell’opera, Padrenostro delle formiche, il compito di spiegare il suo personalissimo lavoro di cancellazione delle parole. L’imponente realizzazione di pittura e scultura che occupa con discrezione un intero vano della cella presenta, accanto a un dipinto del Cristo in parte cancellato, quattro grandi libri aperti ma con scritte non leggibili, fatta eccezione per la preghiera del Pater. Un sinuoso corteo di formichine nere anima e dà incessante movimento all’intera installazione; un’intesa profonda ha legato Mimmo Paladino e Toni Servillo nella realizzazione dell’opera Non avrò un titolo, pensata per lo spazio superiore della cella a Padula: 64 umili forme di terracotta, ossia umili calzari spuntano dalle pareti della stanza, anch’essa resa neutra dal colore dell’argilla. L’ambiente è scarno, ma fortemente segnato dalla presenza dei calzari e dalla poderosa voce di Toni Servillo che via via diventa sempre più incisiva quando legge i dati drammatici sulle risorse d’acqua e sulla sua iniqua distribuzione nel nostro pianeta; Wainer Vaccari, artista modenese, con il suo Autoritratto allo specchio ha interpretato un genere, quello dell’autoritratto sempre più frequentato nel mondo nell’arte – e non solo – del nuovo millennio. Nella sua pittura trovano spazio la riflessione sul rapporto uomo-macchina, con sguardo rivolto al futuro, eco di un post-umano quasi sempre non vincente.
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