Processo Mastrogiovanni, l’avvocato di parte civile: «Franco trattato come una cosa»

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Processo Mastrogiovanni, l’avvocato di parte civile: «Franco trattato come una cosa»

«Mi chiedo se questo è un uomo e se in quei giorni i medici e gli infermieri sono stati medici e infermieri o vili aguzzini, nei confronti di un uomo inerme e legato». Sulla scorta di Primo Levi l’avvocato di parte civile, Michele Capano del ‘Movimento Robin Hood’ e ‘Avvocati senza frontiere di Milano’, prende la parola per affrontare con la sua arringa una delle ultime udienze del processo Mastrogiovanni che vede imputate 18 persone, 6 medici e 12 infermieri, con l’accusa di sequestro di persona, falso in cartella e morte come conseguenza di altro reato.

E’ stata un’udienza fiume quella di mercoledì, iniziata poco prima delle 10 e terminata quasi alle 17. Inizia Bartolo De Vita, avvocato di parte civile dell’Asl di Salerno che, facendo scorrere le  immagini del video di sorveglianza, ricostruisce il comportamento dei sanitari nell’applicazione delle fascette di contenzione ai polsi e alle caviglie di Franco Mastrogiovanni, il maestro elementare morto dopo 83 ore in tso nel reparto psichiatrico di Vallo della Lucania. «Un uomo legato ai polsi e alle caviglie senza interruzione per 88 ore e 55 minuti, impedendogli di soddisfare i più elementari bisogni, come nutrirsi, bere, recarsi in bagno, necessari a conservarne la dignità umana, sequestrandolo in una cella-lager e impedendogli di vedere i parenti e senza assistenza sanitaria». «La contenzione – continua – è atto del medico, non atto terapeutico». Conclude la sua arringa affermando che quello che hanno fatto i diciotto sanitari rappresenta «un grande danno per l’immagine e la credibilità dell’azienda».

Dopo le arringhe di Valentina Restaino, avvocato dell’Unasam, e di Maria Ferrara, avvocato di Giuseppe Mancoletti, il paziente compagno di stanza durante il ricovero di Mastrogiovanni, la parola è passata a Michele Capano, avvocato del Movimento Robin Hood e Avvocati senza frontiere di Milano. Durante la sua arringa, durata 3 ore, ha esaminato «i comportamenti barbari e disumani di ognuno dei sanitari e denuncia che al processo manca un imputato, il direttore sanitario Pantaleo Palladino». Sottolinea che «il professore Mastrogiovanni è calunniato come un pazzo, drogato, volgare ma era solo un paziente, non rappresentava nessun pericolo».

Critica duramente la requisitoria del pm Martuscelli «volta alla denigrazione di una persona che non ha torto un capello a nessuno né sulla spiaggia né in ospedale né nei suoi 58 anni di vita, pacifica e tranquilla. Per Mastrogiovanni non esisteva neanche lo stato di necessità e la sua contenzione è stata abusiva ed illegale». «Non è stato trattato da uomo, ma neanche da animale: ma trattato come una cosa», conclude Capano.

Il processo continua lunedì 22 ottobre con le arringhe dei difensori degli imputati per continuare il 23 e il 24. Il 29 ottobre ci saranno le repliche e per il 30 ottobre è prevista la sentenza.

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