Pedofilia: dieci finiscono in manette, uno a Napoli. Scoperto materiale raccapricciante mai visto prima

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Pedofilia: dieci finiscono in manette, uno a Napoli. Scoperto materiale raccapricciante mai visto prima

Decine di giorni di indagini durante i quali sono stati raccolti fascicoli di prove, guardati filmati e immagini e conquistata perfino la fiducia di diverse persone che accedevano al sito e si scambiavano informazioni. Questo è il lavoro condotto e portato a termine dalla polizia postale della regione Campania. Gli inquirenti in diversi casi sono riusciti a controllare i file condivisi che ritraevano bambini violentati e torturati. L’inchiesta ha consentito di svelare il più grande archivio pedopomografìco mai rinvenuto nel corso di una investigazione in Italia.

Nella mattinata di ieri, domenica 18 novembre, sono scattati i provvedimenti richiesti dal pm di Salerno Fittipaldi e firmati dal gip Sessa. Due persone finiscono in carcere, sei ai domiciliari, per altri due scattano i provvedimenti dell’obbligo di dimora. I provvedimenti sono stati eseguiti in tutta Italia, uno a Napoli. Tra gli indagati una donna di Catania, già arrestata in passato per violenze sessuali sul figlio, questa volta ritratta in fotografie che la vedono mentre, vestita da suora, compie atti sessuali sempre con il proprio figlio di otto anni. In manette anche operai, impiegati pubblici e privati.

La varie sezioni L’operazione, in codice denominata «Nessun Dorma», ha consentito di dare un volto e una identità ai pedofili del web. Milioni e milioni i file individuati sui quali ora proseguono le indagini della Postale. Quattro le categorie all’interno delle quali erano catalogati i file:

  • Soft (morbido), che ritraevano bambini nudi;
  • Hard (duro) in cui ci sono immagini di bambini sessualmente violentati;
  • Hurt (dolore, ferita) , documenti che riguardano violenze sessuali e torture;
  • Death (morte), documenti che riguardano l’apparente uccisione dei bambini per soffocamento, impiccagione, ferite con armi da taglio.

I pedofili – secondo gli inquirenti – si scambiavano informazioni anche sulle droghe da dare ai bambini per evitare che i minori si ribellassero o memorizzassero i soprusi subiti.

Come si nascondevano? Gli inquirenti hanno definito sofisticato il modo con il quale l’organizzazione si nascondeva fra le maglie del web. Rigide procedure di accesso e stringenti regole disciplinari consentivano agli affiliati la permanenza nel sodalizio. Esisteva una procedura per l’adesione e una struttura piramidale dell’apparato gerarchico. Per iscriversi al sito bisognava scaricare dapprima un software e poi aderire grazie ad un invito rilasciato o da un promotore o da uno degli amministratori. Una volta all’interno del sistema, gli iscritti si passavano la parola con gli url contenenti il materiale pedopornografico.

L’operazione della Postale La polizia postale ha scoperto gli affiliati grazie all’adozione di innovative tecniche investigative. Gli agenti della postale, dopo essere stati autorizzati ad infiltrarsi in regime di sottocopertura nel sistema, hanno acquisito le informazioni necessarie per identificare i pedofili e farli navigare su siti dove non è garantito l’anonimato e nemmeno la non tracciabilità.

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