Comuni da salvare: a Morigerati 8 funerali ed un battesimo
| di Marianna Vallone290 abitanti effettivi nel solo comune di Morigerati, 8 funerali ed una nascita. Questi i dati ultimi, reali e sconfortanti, di un paese cilentano che vive, da un lato, l’invecchiamento della popolazione – senza ricambio generazionale – e dall’altro la fuga di giovani, e non, in cerca di fortuna in centri più grandi.
Dunque, come per altri piccoli centri del Belpaese anche Morigerati rischia la desertificazione sociale: nell’ultimo anno il borgo, meglio conosciuto per le oasi WWF del Bussento e per il progetto dell’ospitalità diffusa, ha assistito alla “fuga” di oltre 20 persone tra giovani studenti e intere famiglie.
Una situazione che, detta così, potrebbe sembrare non molto diversa e meno grave di molte altre realtà cilentane, e italiane in generale, ma per il piccolo borgo del Golfo di Policastro diventa un problema allarmante, soprattutto se si conta che chi ci vive crede nelle ricchezze naturali presenti, nel turismo sostenibile e vuole ricavarne una reale opportunità di sviluppo economico.
Presidiare i luoghi, esserci, mantenerli vivi: è l’unico modo per non mandarli in rovina condannandoli ad un destino di morte urbana e civile. E’ questo uno dei principali obiettivi dei giovani morigeratesi che, testardamente, resistono pur di non abbandonare famiglie, sogni e speranze.
Sì, resistono testardamente; perché qui, oltre ai sogni, c’è ben poco: il paese più vicino, dopo 8 km di curve e natura, è Caselle in Pittari. Il cinema? A Sala Consilina.
Non è certo questo che spaventa e preoccupa. Il distretto sanitario più vicino è a venti chilometri. Le scuole materne ed elementari dopo i famosi 8 km di curve e natura. Lo stesso vale per le scuole medie.
Il problema vero è proprio questo, forse: la chiusura delle scuole che potrebbe tradursi, tra qualche anno, nella chiusura del comune. “Oggi il lavoro non c’è e i genitori sono costretti ad andare fuori anche per portare i propri figli a scuola. Molte famiglie si mantengono con l’aiuto dei nonni. Sono poche le ragioni per cui una famiglia debba rimanere in alta collina”, ci spiega un abitante del posto al quale abbiamo anche chiesto quali sarebbero le politiche necessarie per evitare lo spopolamento del comune cilentano.
“L’attuale amministrazione – ci spiega – ha già cercato in parte di scongiurare questo problema con la realizzazione di un grande paese Albergo, puntando sull’ospitalità diffusa, ma probabilmente non basta. E’ sì la chiave di volta per un paese come il nostro, ricco di natura e tipicità ma non basta e non sarà l’amministrazione a fare il miracolo, non in tempi brevi. Bisogna rendersi conto che è necessaria e urgente una presa di posizione e di coscienza. Per ora è soddisfacente già il solo constatare che molti appartamenti del centro storico disabitati sono stati rimessi quasi a nuovo per essere fittati. E’ confortante sapere che molti credono in questo progetto e lavorano concretamente per la sua crescita. Piuttosto triste, invece, è vedere che altri remano contro per puro spirito di contraddizione, senza sapere che una filosofia del genere, quella del turismo sostenibile, può davvero dare un futuro al nostro paese”.
Una peculiarità dello Stivale è proprio quella dei piccoli centri, dei borghi arroccati con i loro vicoli stretti, con le loro tradizioni e storie e che, come tali, andrebbero tutelati da una fine imminente.
Insomma, il posto è ricco di storia e natura. Ed è povero di futuro. “Eh già, ma noi non vogliamo arrenderci!”, ci dice ancora il giovane morigeratese.
E’ una fetta di Italia, quella dei piccoli borghi in via d’estinzione, che non va mai in prima pagina ma che è abituata a farsi da sé, a contare sulle sue sole forze e che, forse, proprio grazie a quelle sue braccia riuscirà a non scomparire.
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