I siti archeologici del Cilento. Roccagloriosa: un esempio da seguire… con cautela (parte II)

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I siti archeologici del Cilento. Roccagloriosa: un esempio da seguire… con cautela (parte II)

Prosegue la nostra inchiesta sui siti archeologici del Cilento partita con dei sopralluoghi a Sacco e Roscigno, due siti in evidente stato di degrado.

Oggi continuiamo con l’analisi del sito archeologico di Roccagloriosa iniziata la settimana scorsa.

Continua da I siti archeologici del Cilento. Roccagloriosa: un esempio da seguire… con cautela (parte I).

3.§ Organizzazione generale dell’abitato

Alla luce dei dati raccolti è possibile definire alcuni aspetti fondamentali dell’organizzazione topografica, socio–economica e territoriale della Roccagloriosa lucana.

Il sito di Roccagloriosa, a circa 6 Km in linea d’area da Policastro Bussentino e in posizione di comando nell’entroterra dell’omonimo golfo, costituisce indubbiamente un punto di osservazione privilegiato per l’analisi di quelle forme di organizzazione insediativa e dei mutamenti dell’assetto territoriale che si verificano fra V e IV sec. a.C. in numerose aree dell’Italia centro-meridionale, eventi che siamo soliti denominare con i termini “sannitizzazione” e “lucanizzazione”.

La poderosa cinta muraria di Roccagloriosa, costruita nel corso della prima metà del IV secolo, se da un lato costituisce un linea di difesa della parte più elevata dell’abitato, naturalmente protetto verso la costa del crinale del Monte Capitenali, viene altresì a definire un’area insediativa (quella sul pianoro centrale) che mostra una più rigorosa organizzazione dello spazio.

Sono contemporanee a questo processo di monumentalizzazione dell’abitato di altura le grandi case a cortile e, poco più tarde, le impostazioni dei due grandi recinti funerari alle estremità dell’area di necropoli in località La Scala, utilizzata da gruppi elitari con un rituale funerario ben caratterizzato.

La presenza costante di un cinturone di tipo “sannitico” nelle tombe maschili, pur in assenza di armi, ne sottolinea lo status di guerriero, in almeno un caso montato a cavallo, come mostrano gli elementi della bardatura equina rinvenuti in una tomba a camera del recinto nord (T. 19).

Lungo un arco cronologico che oscilla fra il 400 ed il 290/280 a.C., le tombe della necropoli in località La Scala ci consentono di seguire nella sua gradualità il processo di strutturazione di gruppi socialmente egemoni che potremmo più specificatamente qualificare quali esponenti delle “familiae illustres lucanae” di Livio (8, 24, 4) o, come definita da E. Lepore, una vera e propria “oligarchia “ lucana.

È interessante, a Roccagloriosa, osservare il fatto che, considerata la stretta relazione topografica fra le aree di necropoli monumentali e l’abitato fortificato, è legittimo ipotizzare che si tratti delle sepolture delle stesse elites stanziate nelle dimore signorili (spesso a cortile centrale lastricato) documentate nei nuclei abitativi all’interno delle mura.

Inoltre, alla luce della citata lex che ci documenta in maniera significativa il fenomeno di maturazione politica della comunità lucana di Roccagloriosa, sembra verosimile pensare che, proprio all’interno degli stessi gruppi elitari, ben documentati sul pianoro centrale e dai grandi recinti funerari della necropoli “La Scala”, il processo di differenziazione che porta alla nascita di uno più meddes e di un organo assemblare avrà generato le nuove cariche istituzionali che vengono a costituire la embrionale struttura politica di Roccagloriosa.

Per quanto riguarda il territorio, a partire dalla metà del IV secolo a.C. è stato possibile documentare con abbondanza di dati, l’accentuarsi del fenomeno di occupazione della campagna mediante piccoli insediamenti rurali, fenomeno osservabile, sia pur in maniera assai più rada, già nella prima metà del IV secolo.

Un tale quadro di densa occupazione della campagna, mediante fattorie a conduzione familiare con annesse aree cimiteriali (scaglionate lungo un arco cronologico di pochi decenni) ed un certo numero di piccoli agglomerati rurali, segnala l’emergere di gruppi intermedi all’interno della compagine lucana evidenziando ulteriori aspetti delle rapide trasformazioni sociali che si verificano tra la seconda metà del IV ed i decenni iniziali del III secolo a.C.

Nel caso specifico in esame è stato possibile dimostrare, grazie ai dati forniti dall’analisi dei reperti archeozoologici ed archeobotanici recuperati dai contesti stratigrafici dello scavo dell’abitato fortificato, un fenomeno di intensificazione agricola e soprattutto un crescente impatto della viticoltura nel periodo a cavallo fra IV e III secolo a.C.

CONTINUA

I siti archeologici del Cilento. Roccagloriosa: Un esempio da seguire… con cautela (parte III)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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