Marsili «gemello» del Vesuvio è attivo: partono le ricerche

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Marsili «gemello» del Vesuvio è attivo: partono le ricerche

Il Marsili è un vulcano sommerso localizzato nel Tirreno meridionale e appartenente all’arco insulare Eoliano. Si trova a circa 140 km a nord della Sicilia ed a circa 150 km ad ovest della Calabria. Si erge sotto il mare ed è collocato a metà strada tra il Vesuvio con cui è «gemellato» e le isole Eolie. È stato indicato come potenzialmente pericoloso, perché potrebbe innescare un maremoto che interesserebbe le coste tirreniche meridionali. Il vulcano è sotto controllo e ora spunta anche un progetto che prevede la realizzazione di un pozzo esplorativo quale fase finale del permesso di ricerca dei fluidi geotermici a mare per eseguire una ricerca. Il tutto grazie alla società Eurobuilding. L’istanza è già stata presentata al ministero dell’ambiente e al Comune di Lipari.

«Il progetto – spiega l’amministratore della società, Umberto Antonelli, al quotidiano Repubblica – prevede la realizzazione di un pozzo esplorativo quale fase finale del permesso di ricerca dei fluidi geotermici a mare. Il pozzo è previsto in una zona di mare aperto. Saranno perforate rocce basaltiche per una profondità di circa 1500 metri dove ci si aspetta di intercettare fluidi geotermici a temperature attorno ai 300-400 gradi. La proposta di avvio delle perforazioni è motivata dalle conclusioni delle fasi esplorative sul vulcano che hanno evidenziato la presenza di una grande riserva di fluidi geotermici».

Con i suoi 70 km di lunghezza e 30 km di larghezza (pari a 2100 chilometri quadrati di superficie) il Marsili rappresenta uno dei vulcani più estesi d’Europa. Il monte si eleva per circa 3000 metri dal fondo marino, raggiungendo con la sommità la quota di circa 450 metri al di sotto della superficie del mar Tirreno. Scoperto negli anni venti del XX secolo e battezzato in onore dello scienziato italiano Luigi Ferdinando Marsili, questo vulcano sottomarino è stato studiato a partire dal 2005 nell’ambito di progetti strategici del Cnr di Napoli per mezzo di un sistema multibeam e di reti integrate di monitoraggio per osservazioni oceaniche.

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Twitter@martinoluigi92

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