“L’unico se”: su quella sedia vuota è seduta ogni donna
| di Francesca Schiavo Rappo“Quello che gli uomini sanno delle donne”: e si apre un libro vuoto; quello che gli uomini fanno alle donne: e saltano agli occhi e alle orecchie interminabili servizi e approfondimenti di cronaca televisiva in cui lei, la vittima, ha semplicemente voluto dire “basta!”; quanto può essere retorica la realtà?
“L’unico se”, spettacolo presentato dal Laboratorio Teatrale Permanente di Vallo della Lucania il 19 aprile presso il cine-teatro La Provvidenza nell’ambito della rassegna nazionale di teatro amatoriale “Te+Amo 13”, è un contrappunto di raro lirismo e delicatezza sul vecchio connubio dolore/amore.
Quattro donne (Biancarosa Di Ruocco, Mariagrazia Merola, Silvia Scarpa, Imma Stifano) quelle che vediamo in scena, ma cinque sedie, tutte diverse (e infinite altre avrebbero potuto esserci). E una presenza maschile, un mascherato Luigi Busiello, tetro e giullaresco ad un tempo, che si aggira sul palco proiettando sull’insieme l’ombra di una tragedia che non è lì per incombere perché è già accaduta; e continua ad accadere, monologo dopo monologo, al ritmo dei giri di basso delle musiche originali di Rocco Basile.
Quattro donne, dunque, ma cinque storie, tessute insieme da una voce fuori campo (di Alessandro Calabrese, autore e regista della pièce) che cerca di restituire loro l’unità, la propria dignità di donne abbandonate, abusate, dimenticate, maltrattate eppure mai definitivamente sconfitte.
La storia di Ellie (la sedia vuota?) la conosciamo dalla rievocazione finale di Silvia Scarpa, che introduce nella narrazione un qualche elemento di luce e di speranza: “Incontrai tutti quelli che avevo amato senza niente in cambio, tutti quelli che mi avevano amata senza niente in cambio”. Sono queste alcune delle parole che Ellie lascia alle sue sorelle per ricordare loro che l’amore e il dolore, l’amore e il vuoto di senso, l’amore e il vuoto d’amore, sembrano spesso non poter fare a meno l’uno dell’altro.
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