Altro che metropolitana! Nel Cilento c’è la Ciucciopolitana!
| di Giuseppe GalatoIl germe della Ciucciopolitana si annida nella progettualità partecipata che si iniziò a sperimentare a Pruno di Laurino nell’ambito di un intervento di sistema integrato che riguardava l’omonima valle.
L’Associazione L.O.S.A.P. (LUDO-LABO OSSERVATORIO SOCIO AMBIENTALE PRUNO) in partenariato con Ente Parco, nello specifico con il Prof. Pasquale Persico, allora redattore del piano di sviluppo socio-economico del territorio, ed in collaborazione con le istituzioni locali, fu animatrice e promotrice di una serie di interventi che riguardavano la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio culturale ed architettonico della Valle di Pruno.
Fu quindi da quel momento, agli albori del nuovo millennio che si iniziò a parlare di ‘Valle degli asini’. Si pensò, a sostegno di questa azione, di liberare nella valle un determinato numero di asini e garantire loro una esistenza contemporanea svincolata dagli stereotipi che accompagnano i nostri amati ciucciarielli.
Questa scommessa artistico-concettuale partorita dalla collaborazione tra l’economista illuminato, l’eclettico artista contemporaneo Ugo Marano e gli “attori locali nuovi monaci del terzo millennio”, voleva sperimentare che tipo di interesse ed inevitabile ricaduta avesse avuto la forza di innescare una tale provocazione “liberatoria”.
“ATTACCA LU PATRONE ADDO VOLE/A LU CIUCCIO” fu la naturale evoluzione della vicenda e la genesi del ‘Progetto Ciucciopolitana’ che vedeva luce e voleva essere una occasione per coniugare la tradizione contadina e pastorale con i temi della ruralità contemporanea che già da tempo venivano portati avanti dall’associazione e dalla pratica quotidiana di decrescita lenta e felice esperita in Tempa del Fico.
La Ciucciopolitana fu immaginata da Angelo Avagliano come una infrastruttura fondamentale che servisse a mettere in rete e connessione i nodi ed i frammenti della “Certosa esplosa” e ricaduti sul territorio del Cilento.
Il tutto inserito nella rivoluzionaria idea “Città del Parco” che era la stella polare della ri-nascita di un territorio ricchissimo e che aveva il pregio di “essere in ritardo”.
I ciucci, ingegneri naturalistici della scuola fondamentale, dovevano diventare facilitatori e mediatori di comunicazione all’interno di una dialettica di solidarietà tra le situazioni di biodiversità antropologiche, naturalistiche e colturali presenti e disseminate nel territorio del Parco del Cilento.
Un viaggio lento che permettesse di incontrate lo spirito del posto, le acque sonanti la cultura musicale popolare e le tante eccellenze alimentari sopravvissute grazie alla lungimirante e caparbia r-esistenza dei contadini e pastori la cui sapienza comportamentale rappresenta e aspira a rappresentare, un baluardo alla deriva dei rapporti umani che caratterizzano l’attuale momento storico.
Si propone così una interazione con l’asino alla pari, senza cioè considerarlo come uno strumento di lavoro su cui montare per farci portare ma come un compagno di viaggio che può anche aiutarci ad alleggerirci pesi ma che soprattutto ci regala e ci suggerisce un punto di vista di interpretazione e di fruizione della realtà più umile e allo stesso tempo più integrata e sostenibile, punto di vista che nella corsa al progresso abbiamo da tempo smarrito.
Nello specifico, il tratto distintivo che anima il progetto della Ciucciopolitana consiste nel desiderio di generare e porre in essere una infrastruttura sociale che consente pratiche e colture di sane relazioni tra le persone piuttosto che non una sterile via di transito fine a se stessa; è in questo senso che il progetto è rivolto ad un Cilento ‘interiore’, nella doppia accezione di ‘interno geografico’ (privilegiando un punto di vista non consumistico e spesso soltanto balneare del territorio salernitano) e di ‘interno intimo’, dove i percorsi in compagnia degli asini sono percorsi dell’animo e della condivisione di valori semplici e di amicizia tra le genti e le terre attraversate. Riscoprire le vecchie strade, tratte anche abbandonate, attraverso il percorso con l’asino è inoltre consente di manutenerle e di reimpostare una fruizione del territorio a misura d’uomo, valorizzativa e non consumistica, privilegiando il punto di vista lento del procedere a piedi a passo d’asino e non in vetture e treni che spesso tagliano i territori attraversandoli velocemente ovvero mortificandoli e non consentendo al viaggiatore di viverli come essi meritano.
Il ‘Progetto Ciucciopolitana’ finalmente parte: il trasferimento di uno dei ciucci, Austino, da Pruno a Vibonati è l’occasione per l’Inaugurazione simbolica e quanto prima operativa della Prima ‘Tratta-Madre’ che nel novembre scorso per due lunghi giorni di marcia nel Cilento ha visto attori (col patrocinio della Fondazione Alario di Ascea), l’Associazione LOSAP presso la Tempa del Fico a Pruno di Laurino di Angelo Avagliano (partenza), l’Associazione Terramadre di Caselle in Pittari di Antonio Pellegrino (transito) e l’Ateneo Nomade Triangolare presso Casale Il Sughero a Vibonati di Amedeo Trezza (arrivo).
Stato di fatto: ad oggi, sia l’origine del Progetto, che nacque a Pruno di Laurino presso l’Ass. LOSAP, che la nuova stazione terminale di Vibonati a Casale Il Sughero, che accoglie la scommessa della Ciucciopolitana dando man forte agli ideatori, stanno lavorando per consolidare la ‘Tratta-Madre’ Pruno-Vibonati in due direzioni:
1) Necessario infittimento e consolidamento lungo il percorso compreso tra i due terminali;
2) Auspicato allungamento della ‘Tratta-Madre’ in entrambi i sensi, cercando collaborazioni e forze nuove da impegnare in tal senso.
Un ringraziamento al PROFESSOR VINCENZO DE GALLINIS ,esperto infrastrutture leggere ed urbanistica immaginifica per l’estensione della prima “mappina”.
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