Corsa contro il tempo per l’uso dei fondi europei
| di RedazioneL’analisi della spesa certificata dei fondi Ue 2007/2013 in Campania conferma la presenza di un consistente residuo di cassa. I flussi di dati di fonte ufficiale (opencoesione.gov.it; DGR 282 2107) rendono improbabile la corsa contro il tempo (entro dicembre 2015) per spendere tutti i finanziamenti Ue residui. «Il vecchio ciclo di programmazione – sottolinea il Presidente di Ance Salerno, Antonio Lombardi – molto probabilmente si concluderà, quindi, in Campania con una netta sconfitta della macchina burocratico-amministrativa. Non è soltanto un problema della Regione, ma anche dei diversi soggetti attuatori. Ed in ogni caso, al di là della polemica politica, destinata ad aumentare soprattutto a pochi mesi dalle elezioni, resta il fatto che in un territorio ad alto tasso di sofferenza economica e produttiva non immettere risorse disponibili nel circuito economico e produttivo è difficilmente giustificabile».
I numeri I dati estrapolati dal Centro studi Ance Salerno delineano in termini di cifre mancati investimenti di vasta entità. La spesa certificata relativa al Por Campania Fse (Fondo Sociale Europeo) al 31.12.2014 risulta pari a 579.422.734, il 73,53% della dotazione totale del programma post Pac (788 milioni). Il residuo derivante si attesta a euro 208.577.276. Per quanto concerne il Por Campania Fesr (Fondo Sviluppo Regionale) la spesa certificata al 31.12.2014 è pari ad oltre 2,5 miliardi di euro sul totale della dotazione (euro 4.576.530.132) per una percentuale del 55,74% ed un residuo di euro 2.025.708.731. Complessivamente per il Sud e le Isole restano da spendere nei prossimi 10 mesi per i programmi regionali Fse e Fesr quasi otto miliardi di euro. Se si prende in considerazione la nuova programmazione dei fondi Ue 2014 – 2020, le strategie regionali risultano articolate nei seguenti ambiti di riferimento: Campania Innovativa (euro 2.536.271.671); Campania Verde (euro 3.103.595.597); Campania Solidale (euro 700.811.909). Gli Assi che interagiscono con il Settore Costruzioni sono i seguenti: Prevenzione rischi naturali ed antropici (euro 500.579.935); Trasporti (euro 533.951.931); Energia Sostenibile (euro 800.927.896); Tutela e valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale (euro 1.268.135.835).
La cultura dei territori Nell’ambito della ridefinizione dei parametri della competitività dei territori – sostiene il presidente di ANCE Salerno Antonio Lombardi – ritorna centrale il tema dei processi di sviluppo e di riqualificazione progettuale in area vasta. E’ un tema “trasversale” che prende forma attingendo alle varie discipline collegate ai processi di trasformazione economica e produttiva, ambientale, urbanistica; insomma culturale. Il problema che ci troviamo di fronte oggi è che nel processo di urbanizzazione diffuso continua ad affermarsi la cultura della separazione. Il concetto di Area Vasta rivisita, invece, l’impostazione del confine (a partire da quello amministrativo) e fa riferimento ad un’idea di città o densità territoriale che ha bisogno, però, di definirsi all’interno di uno spazio allargato e multi-scalare. E’ in questo contesto che bisogna collocare gli interventi finanziabili con i fondi del nuovo ciclo di programmazione 2014/2020, con una visione chiara e conseguente alla domanda di crescita che proviene dalle cinque province della Campania. Ma, soprattutto, occorre fare qualsiasi sforzo per non disperdere risorse come è accaduto fino ad oggi. E, naturalmente, è indispensabile aumentare la capacità di spesa in tempi molto più rapidi.
La strategia operativa proposta dall’ANCE Alla luce dei livelli di spesa del 2007-2013 e dei ritardi che già si registrano sulla nuova programmazione 2014-2020, appare indispensabile – rimarcano da Ance Salerno anche sulla base di uno studio di Ance nazionale (“La nuova politica regionale europea dell’Unione Europea per il periodo 2014-2020”/ Roma, maggio 2014) – destinare una prima parte delle risorse a progetti immediatamente cantierabili, sfruttando il «parco progetti» disponibile. Per l’Ance occorre puntare su progetti in grado di migliorare la qualità della vita dei cittadini individuando le priorità nella messa in sicurezza degli edifici scolastici; nella riduzione del rischio idrogeologico; nella valorizzazione dei progetti nei Comuni medio-piccoli (cfr. programma “6.000 campanili”); nella riqualificazione urbana.
Per usare bene i fondi, l’Ance ritiene che occorra ridefinire la strategia nazionale sulle città. La questione delle politiche urbane nella nuova programmazione 2014-2020 “non può limitarsi – scrive l’Ance – ad un dibattito sulla titolarità delle risorse. La vera sfida è quella di garantire la collaborazione tra i vari livelli istituzionali ed il rispetto delle competenze di ciascuno, sul modello di quanto realizzato nella Cabina di Regia del Piano Città, e di mettere in competizione i progetti”. Per l’Ance risulta evidente “la necessità di definire strategie unitarie di sviluppo urbano a livello territoriale e garantire l’integrazione dei fondi, evitando la frammentazione dei finanziamenti su una pluralità di obiettivi”. Al centro della riflessione sulla riqualificazione delle città, rientrano tre aspetti strettamente legati tra di loro: il patrimonio edilizio: una grande risorsa, in gran parte invecchiata, che fatica a rispondere a nuove domande (mutamenti sociali, ma anche esigenze prestazionali); la mobilità urbana: l’invischiamento attuale, a fronte di una popolazione urbana costretta a spostarsi sempre più, è un fattore di penalizzazione sempre meno tollerabile e crea disuguaglianze crescenti in termini di accessibilità; lo spazio collettivo, una dimensione importante ma oggi residuale, che soffre una forte deriva di impoverimento
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