Gelbison, domenica 25 maggio il santuario del Sacro monte apre ai pellegrinaggi
| di Biagio CafaroÈ un rito che si ripete da anni quello dell’apertura del Sacro monte Gelbison, una tradizione consolidata seguita dalla diocesi di Vallo della Lucania e dai fedeli di tutto il Cilento e non solo. Domenica 25 maggio il santuario posto in cima al Sacro monte Gelbison aprirà le porte ai fedeli. A fare gli onori di casa il vescovo Ciro Miniero che salirà, con i fedeli, presso il santuario del monte Gelbison l’ultima domenica di Maggio, giorno 25, per la celebrazione eucaristica di apertura ai pellegrini.
Il santuario della ‘Madonna di Novi Velia’, è posto in cima al monte Gelbison nel cuore del Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, a 1705 sul livello del mare, grazie all’altezza su cui è collocato è il santuario mariano più alto d’Italia.
Sulle sue origini, che risalgono al 1323, si narra la leggenda secondo cui ogni volta che i lavori del tempio si interrompevano per qualche giorno, alla ripresa si trovavano distrutte le opere prima costruite. Finché una notte, agli operai, che erano saliti sul monte per cercare un agnello smarrito apparve la Vergine e disse che desiderava che la cappella fosse dedicata agli Angeli.
I pellegrini, ogni anno, dall’ultima domenica di maggio alla seconda domenica di ottobre, ovvero i mesi dedicati a Maria, si recano in processione al santuario, portando un Gesù Bambino di cera. Fedeli che giungono soprattutto dalla Campania, dalla Basilicata e dalla Calabria. Ad accogliere i pellegrini il rettore don Carmine Troccoli, nativo di Sacco è divenuto un istituzione nel Cilento.
Ad ospitare il santuario il monte Gelbison che offre uno straordinario punto panoramico: dalla sua vetta si godono ampie vedute sulle valli ed i monti circostanti. Il nome del monte pervaso del culto alla divinità materna non evidenzia le molte valenze ambientali e naturalistiche. Gli estesi boschi che ricoprono completamente le pendici ospitano animali rari e preziosi come il lupo, la martora e il picchi nero.
Le sue pendici sono rigate da corsi d’acqua cristallini e mille rivoli e cascate caratterizzano la zona dove rimangono visitabili vetusti mulini e frantoi.
Non resta che recarsi sul monte Gelbison, raggiungibile a piedi mediante sentieri, ma anche in macchina fino a poche centinaia di metri dalla cima.
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