Musei, in ex convento riapre archeologico Sala Consilina

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Musei, in ex convento riapre archeologico Sala Consilina

Dallo svincolo autostradale ci vogliono ancora quattro o cinque chilometri. Bisogna seguire le indicazioni per il centro storico, la zona alta della città. Una volta raggiunta la destinazione, ci si trova in un parco alberato immerso nel verde con intorno anche abitazioni. Siamo a Sala Consilina, nel Salernitano dove, lunedi’ prossimo, riaprira’ i battenti il museo archeologico. E lo fa nella sua sede originaria, il convento Cappuccini che, oggi, è diventato un polo culturale. L’obiettivo di Comune, Soprintendenza e Mibac, dicono, e’ quello di restituire alla comunita’ un importante tassello della propria storia. Erano anni che il Masc, e’ questo il suo acronimo, era ospitato non distante nell’edificio monastico della Grancia Certosina, nel centro storico del comune del Vallo di Diano.

Li’ dove, gia’ nell’Ottocento, furono scoperti importanti insediamenti risalenti al IV e al V secolo avanti Cristo, quando vennero recuperati i primi reperti archeologici. Nel 1978, il Comune salese concesse gli spazi nel convento. Quattro anni dopo, fu inaugurato il museo che e’ rimasto li’ fino al 2000, quando, per consentirne la ristrutturazione, fu trasferito nella Grancia Certosina. Oggi, completati i restauri e gli allestimenti, viene dato il via a una nuova stagione con un percorso espositivo rinnovato. Un viaggio in anteprima dell’Agi, accompagnato dal direttore del museo, Anna Di Santo, per scoprire come, attraverso una selezione dei materiali rinvenuti e grazie a un nuovo apparato di supporto alle visite, viene raccontata la storia dell’insediamento antico di Sala Consilina, a partire dal IX secolo a. C.. Una narrazione soprattutto attraverso il linguaggio delle tombe e degli oggetti. La realizzazione del progetto e’ stata resa possibile anche grazie all’intervento economico di una banca locale. Sulle pareti e su alcuni supporti, i lavori degli studenti del liceo artistico ‘Pomponio Leto’ di Teggiano (Salerno). Agli accademici dell’ateneo di Salerno, il compito di catalogare i reperti.

E’ proprio Di Santo che spiega cosa e, soprattutto, chi ha vissuto in quelle zone a partire da IX secolo. “I Villanoviani, progenitori degli Etruschi, dal Lazio si spostano verso Sud alla ricerca di terreni fertili da colonizzare. Si stabiliscono, cosi’, nella piana campana, a Capua, e nell’agro picentino, a Pontecagnano. Ma si inoltrano ancor di piu’ fino al Vallo di Diano dove fondano l’insediamento di Sala Consilina”, dice. Un insediamento che si differenzia da altri “perche’ non diventera’ una citta’ etrusca. La componente indigena locale di cultura enotria prevarra’ su quella di tradizione villanoviana”. La struttura e’ un convento del XVIsecolo che, nel corso degli anni, ha subito modifiche, ospitando, tra le altre cose, anche una scuola e una caserma. Il Masc occupa un’intera ala, insieme con la biblioteca; nel corpo centrale, c’e’ un auditorium; in un corpo aggiunto, poi, il teatro comunale con 500 posti a sedere. Tutto intorno, un parco alberato con campi da tennis. “E’ diventato un luogo di aggregazione”, sottolinea il direttore. L’esposizione degli oltre 15mila reperti, di epoca compresa tra il IX e il V secolo a.C., occupa una superficie di oltre 300 metri quadrati.

“Provengono tutti – aggiunge Di Santo – da scavi eseguiti nel Vallo di Diano, in particolare a Teggiano, a Padula e a Sala Consilina. Ma il numero cresce in base all’attivita’ di ricerca, di scavo e di tutela fatta sui territori”. I reperti piu’ rappresentativi, perche’ caratteristici del Valdiano, sono due: un cinerario villanoviano del IX secolo a.C. e un cratere geometrico kantharos con manici soprelevati in ceramica depurata del VI secolo. Non e’ prevista una tassa di ingresso per accedere al rinnovato museo. Secondo i dati interno, il museo ha accolto fino a 5mila visitatori all’anno che e’ un numero considerevole se si considera l’ubicazione. “Abbiamo cercato di evidenziare l’appartenenza dei reperti alla storia del territorio. Con la riapertura del Masc avverra’ una riappropriazione per gli abitanti del territorio della loro storia. Qui, il pubblico potra’ vedere i materiali. Si faranno laboratori. E’ in atto un progetto per gli alunni di una scuola per far fare loro lavori con l’argilla”, conclude il direttore.

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