Riflessioni sul Parco nazionale del Cilento, ecco la lettera del sindaco di San Mauro
| di Marianna ValloneGiuseppe Cilento (nella foto insieme ad Angelo Vassallo, ndr), sindaco di San Mauro Cilento, mette il punto sul Parco nazionale del Cilento, avanzando proposte e soluzioni ai problemi che da anni attanagliano l’ente. «Ho proposto di smetterla con gli scontri personali per l’elezione del presidente e di mantenere ancora quello attualmente in carica – scrive Cilento nella sua missiva – di raccogliere più dati e informazioni sul nostro territorio, di formare 6 commissioni, che nel giro di almeno sei mesi (ma anche più, se occorre) costruiscano per la Comunità dei sindaci un progetto ben definito negli obiettivi, misurabile nei risultati, scadenzato nel tempo (oggi ne siamo indecorosamente privi, per cui siamo colpevolmente inattivi), di provvedere, quindi, alla elezione del presidente e dei coordinatori delle 6 commissioni (un possibile ufficio di presidenza della Comunità) ,dentro le quali impegnare tutti gli 80 sindaci, tenendo conto sia del progetto elaborato che della capacità dimostrata di impegnarsi per attuarlo».
«Vorrei sommessamente ricordare – continua il primo cittadino di San Mauro Cilento – che già in passato la Comunità ha lavorato con proficuità in commissioni e che non si comprende per quale motivo siano venute meno, togliendo a 80 sindaci qualsiasi ruolo. Perciò ci tocca innanzitutto decidere che noi vogliamo avere una funzione positiva. Credo sia del tutto normale avere difficoltà nella direzione di un parco molto complesso, troppo frammentato, sempre disuguale, ma sono altrettanto convinto che mettere insieme a fuoco un buon metodo di lettura del territorio e sviluppare un efficace lavoro collettivo possa giovare. E questo può accadere se ognuno verrà messo nelle condizioni ottimali per dare il meglio di sé e si utilizza la bussola di un buon metodo. Mi sono messo a scrivere perché mi è sembrato che eventuali riluttanze a migliorare il metodo di lavoro si possano superare fornendo ragionamenti, stimoli alla soluzione di problemi troppo a lungo lasciati marcire, che meritano almeno una discussione, a cui mi piacerebbe partecipare prima della scadenza, ormai prossima, del mio mandato».
«Naturalmente – prosegue Cilento – sono ben consapevole che ognuno di noi (me compreso, quindi) si forma una mappa della realtà, che non corrisponde affatto alla realtà. Questa tesi, sostenuta in programmazione neurolinguistica, impone a noi tutti di essere più umili, ma anche più laboriosi, per riuscire a risolvere qualche problema. E sono altrettanto consapevole che gli scontri solo personalistici non solo non aprono nuovi orizzonti, ma impoveriscono il nostro territorio, come è successo per l’Italia. Né si può essere consultati solo per votare per qualcuno; ogni tanto serve capire che cosa pensiamo, che cosa vogliamo fare di buono. Nella vita normale uno per lavorare presenta un curriculum e viene esaminato, per verificare se le sue qualità corrispondano agli obiettivi prefissati da conseguire. Qui si pretende di fare esattamente il contrario: prima si nomina e poi degli obiettivi non si discute. Da troppo tempo votiamo solo per le persone, senza discutere delle cose da fare. E’ avvilente. Io non sono d’accordo».
«L’altro aspetto determinante – aggiunge il sindaco – è la conoscenza diffusa del funzionamento dei nostri corridoi ecologici come le proprie tasche. Quando nel 1992 incominciava l’avventura del Parco, ricordo che praticamente tutti gli insegnanti partecipanti ad un corso di formazione ammisero di non conoscere il Parco. Perciò mi piacerebbe ripetere le esperienze proficue che facemmo allora: durante questo semestre i sindaci potrebbero dedicarsi a conoscere il Parco e qualche realtà esterna più avanzata con delle visite guidate ben organizzate, che potrebbero anche servire opportunamente ad approfondire scientificamente, a formarsi una più moderna percezione del mondo e a rendere più coeso il tessuto della Comunità». «A me sembra meglio di niente – conclude Giuseppe Cilento – e soprattutto preferibile all’isolamento in cui noi ora viviamo il nostro “impegno” istituzionale, che è esattamente il contrario di quello che ci doveva capitare dopo l’assassinio di Angelo Vassallo, che rimane, è bene ricordarlo, ancora impunito».
©
©Riproduzione riservata