Moio della Civitella, l’ultimo saluto al cantore del Cilento
| di Rosalia TancrediDopo i funerali ufficiali svoltisi a Salerno nella mattinata del 25 febbraio, la salma di Aniello De Vita è giunta a Moio della Civitella, il paese cilentano al quale il cantautore era particolarmente legato. Ad attenderlo compaesani e amici con i quali l’autore di «Sò nato a lo Ciliento… e me ne vanto» aveva condiviso nel corso degli anni tanti momenti all’insegna della musica e della poesia.
Tra i primi a pubblicare un LP di musica cilentana, intorno alla fine degli anni ‘70, De Vita amava parlare della sua terra, delle sue tradizioni, della gente. Le prete re la via, l’aulivo, la vigna erano questi i temi che Aniello trattava nelle sue canzoni e che toccano le corde di quanti le ascoltano.Tanti i cilentani nel mondo che si sono sentiti e continueranno a sentirsi meno lontani dalla loro terra grazie alle melodie di un uomo definito umile e altruista da chi lo ha conosciuto non solo come cantante, ma anche come medico.
Durante la benedizione, dopo le parole del parroco, un canto polifonico che i suoi discepoli gli hanno dedicato. Nessuno strumento musicale come base e accompagnamento, ma solo tante voci, con toni e timbri diversi, che sobriamente e all’unisono hanno voluto omaggiare il loro maestro.
A ricordarlo il sindaco e Tommaso Cobellis, presidente dell’associazione “Cilentani nel mondo”, di cui Aniello De Vita era vicepresidente. Cobellis ha disegnato le principali tappe che hanno contraddistinto la sua amicizia con il cantautore di Moio, ma soprattutto la forza e il coraggio che caratterizzavano l’uomo Aniello, sempre pronto a spronare, a studiare, a tendere una mano. Cobellis ha anche ricordato come la canzoni di De Vita, volte alla riflessione, alla valorizzazione e alla promozione della sua terra, stanno facendo il giro del mondo. Dal Brasile all’Australia, infatti, tanti i cilentani che lo ascoltano e che grazie alle sezioni distaccate dell’associazione “Cilentani nel mondo” possono continuare a rimanere in contatto con i propri paesi d’origine, senza mai smettere di respirarne i profumi e di gustarne i sapori. Non sono mancate parole rivolte alla nuova generazione di artisti che intendono parlare del Cilento, ereditieri del patrimonio che De Vita lascia e una poesia recitata dal fratello Peppino. Infine ad accompagnarlo all’uscita dalla chiesa il suono intenso di una tromba.
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