25 anni senza Massimo Troisi, Ferrara: «Indimenticabile»
| di Marianna ValloneVestì i panni di Massimo Troisi, Mario nel suo ultimo film Il Postino. Serviva una controfigura per le scene più faticose, quelle a Salina, nelle Isole Eolie, set di paesaggi mozzafiato per quel film che è rimasto impresso nella storia, ultimo per il grande attore partenopeo morto il 4 giugno 1994. Il giorno dopo le riprese il cuore di Troisi, affaticato e stanco, cessò di battere per sempre.
«Due giorni prima della sua morte ci eravamo abbracciati forte, mi aveva promesso che sarebbe venuto quanto prima a trovarmi a Sapri, per riposarsi un po’», ricorda Gerardo Ferarra, oggi docente di educazione fisica al polo liceale della cittadina della Spigolatrice, che nel 1994 era un giovane 31enne, insegnava in una scuola media a Padula. Fu scelto dalla produzione del film Il Postino per sostituire Massimo nelle scene in bicicletta.
«Claudia, una ragazza di Sapri, fidanzata con un ragazzo che lavorava nella produzione del film, mi chiese di darle due mie foto. All’inizio non ci credevo, ma dopo due giorni mi chiamarono per un incontro a Roma a Cinecittà, con il regista, Michael Radford, e Philippe Noiret. Massimo quel giorno non c’era. Lo incontrai pochi giorni dopo», racconta Gerardo.
Per due mesi Troisi e Gerardo divennero uno lo specchio dell’altro. «Elena mi aveva raggiunto sul set proprio per dirmi che era incinta, Troisi la prendeva in giro e scherzando le diceva: «Nascerà Pablito», come suo figlio nel film. Nostro figlio, però, lo abbiamo voluto chiamare Massimo, come lui. Elena, appresa la notizia della sua morte, l’unica cosa che riuscì a dire è che se il bambino fosse stato maschio lo avrebbe chiamato Massimo. Il nostro secondo figlio, Gaetano, invece è nato il 4 giugno 1996, esattamente due anni dopo la morte di Massimo Troisi. Un regalo bellissimo sentire la sua presenza anche quel giorno».
In una dedica a Gerardo che Troisi fece sul libro di scena delle Poesie di Neruda, scrisse: «A Gerardo per la disponibilità, la pazienza e l’abnegazione con la quale ha reso più piacevole e meno faticoso il mio lavoro sul film “Il Postino”. Ti auguro mille successi, grazie». Conclude: «La mia gioia più grande è di aver contribuito a rendere meno faticoso il suo lavoro in un momento di sofferenza della sua vita».
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