Scontri alla manifestazione contro le liberalizzazioni, a Montecitorio anche i pescatori cilentani

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Scontri alla manifestazione contro le liberalizzazioni, a Montecitorio anche i pescatori cilentani

C’erano anche i pescatori cilentani a Roma, dinanzi Montecitorio per protestare contro il caro gasolio ed evidenziare le difficoltà della categoria. La manifestazione ha avuto anche un epilogo imprevisto con cariche della polizia e lancio di bombe carta di alcuni dei manifestanti provenienti da tutta Italia. Sembrava una protesta tranquilla e ironica quella dei pescatori davanti a Montecitorio. Ma nel pomeriggio è deragliata in scontri che hanno portato al ferimento di cinque manifestanti. Dopo una raffica di bombe carta lanciate verso il palazzo della Camera e verso le forze dell’ordine i pescatori sono stati caricati.

I motivi
Le ragioni della protesta dei pescatori riguarda il caro gasolio e i vari adempimenti introdotti dal Regolamento comunitario sui controlli, a partire dalla licenza a punti entrata in vigore nel 2012, che comportano oneri per il settore in crisi da anni. E già nei giorni scorsi i pescatori avevano iniziato le agitazioni, dal Tirreno all’Adriatico, con le barche ferme in vari porti italiani. La protesta era iniziata davanti Montecitorio verso le 10: pacifica e con toni ironici.

Gli slogan
Arrivati di buonora a Roma i pescatori indossavano giubbotti salvagente e mostravano striscioni come “La tua manovra la fa Schettino”, all’indirizzo di Monti, mentre all’Europa era dedicato un “La Comunità Europea ci sta affondando”. Per quanto riguarda la situazione generale un giovane pescatore espone lo striscione con su scritto “Pescatori senza futuro”.

Le testimonianze
Una vita passata in mare. Antonio Grasso, 63 anni, pescatore da quando aveva sette anni, è sceso in piazza ieri, 25 gennaio, a Roma – si legge sul sito dell’Ansa – per difendere la sua professione, il suo amore per il mare, ma soprattutto la sua famiglia. “In famiglia siamo 14 figli e tutti pescatori – ha raccontato Antonio, originario di Sapri – ed anche i nostri figli e nipoti continuano, come noi, a stare sulle barche. Ma adesso non ce la facciamo più: i costi sono più dei guadagni e a fine mese non ci arriviamo”. La colpa, secondo il pescatore cilentano, è di alcune leggi che “colpiscono e affondano” il settore pesca. “Hanno tolto l’8 bis – ha spiegato – ed ora è tornata l’Iva che dobbiamo pagare per acquistare attrezzature e gasolio. Ma è soprattutto con il carburante che ci hanno dato il colpo finale: ha un costo insostenibile”.

Antonio è amareggiato dalla situazione in generale ma soprattutto dall’evolversi della protesta di questi giorni: “Volevamo solo manifestare il nostro disagio ma la reazione della polizia è stata esagerata. Ce ne andremo via da qui con il cuore un po’ più pesante e sapendo che la pesca, se non cambia nulla, non ha futuro e come lei anche noi”.

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