Bomba contro casa imprenditore, probabile atto intimidatorio: indaga la scientifica
| di Luigi MartinoIl caso resta un giallo e a Vallo della Lucania non si parla d’altro. Nei bar e per le strade della cittadina il chiacchiericcio s’infittisce. Ognuno la propria tesi, ognuno la propria ipotesi, ma gli inquirenti non escludono nessuna pista. La bomba esplosa la notte di Natale davanti la villa dell’imprenditore di Vallo della Lucania Giuseppe Scarpa è un episodio con i contorni ancora sfocati. Nessun dettaglio viene tralasciato da chi indaga per fare luce sul caso. Al vaglio della procura soprattutto le vicende giudiziarie nelle quali Scarpa è stato coinvolto circa tre anni fa.
Il fatto E’ la notte di Natale. La vigilia è appena terminata. Sono le 2.30 di mercoledì 25. Minuto più, minuto meno. Un boato mette paura agli abitanti delle palazzine nella zona residenziale alle spalle del tribunale. I vicini di Giuseppe Scarpa scendono in strada. Lo scenario è pauroso: il cancello per accedere al viale è divelto, la facciata annerita e a terra le fiamme sono ancora alte. Vengono allertati i carabinieri. Al momento dello scoppio l’imprenditore edile non è in casa, ma a cena da amici. Dopo poco Scarpa arriva dinanzi la propria abitazione, parcheggia l’auto e scende con la famiglia. Un rapido sopralluogo, le prime ipotesi tra se e se. Sul posto arrivano i militari della compagnia di Vallo della Lucania agli ordini del maresciallo Salvatore Sergi. In via Valiante per domare le fiamme si rende necessario anche l’intervento dei vigili del fuoco. I danni non sono ingenti, ma il motivo del gesto resta un mistero.
I rilievi Si tratta di una bombola di gas con un innesco artigianale. Una bomba, ma non solo. Per gli inquirenti è un avvertimento tangibile, un gesto intimidatorio lasciato al noto imprenditore originario di Salento, ma residente da anni a Vallo della Lucania. Giovedì mattina sul luogo dello scoppio sono arrivati gli esperti della scientifica di Salerno. Gli investigatori della Scico hanno repertato numeroso materiale che sarà analizzato nei laboratori. Si tratti di residui di polvere da sparo, benzina e carte. La scientifica dovrà soprattutto chiare un aspetto e cioè se la bomba è servita per depistare gli inquirenti da un tentativo di incendio dell’abitazione oppure è stata fatta solo esplodere senza voler arrecare ulteriori danni. Una cosa è certa: chi ha innescato l’ordigno sapeva che in casa non c’era nessuno.
Il movente Sul caso la procura locale ha aperto una inchiesta. A capo c’è Alfredo Greco, sostituto procuratore che ha ordinato il sequestro dei resti dell’ordigno. Il nodo da sciogliere, ora, resta uno soltanto: come mai qualcuno avrebbe dovuto ‘avvertire’ Scarpa? Chi indaga non esclude nessuna pista. Si potrebbe trattare di criminalità organizzata, una vendetta personale o un semplice atto vandalico. Ma, da ambienti molto vicini agli uffici degli investigatori, trapela una ipotesi che al momento è quella più accreditata: ritorsione personale. Gli 007 hanno deciso di passare al setaccio ogni singolo momento della vita di Scarpa da qualche anno fino ad oggi. Nelle storie personali potrebbe infatti essere nascosta la soluzione del caso.
I «guai» di Scarpa L’imprenditore è coinvolto in diverse vicende giudiziarie sulle sue attività d’impresa e alcuni beni a lui riconducibili sono stati anche oggetto di provvedimenti di confisca da parte della guardia di finanza. Era il 25 marzo del 2010 quando il nucleo operativo tributario del comando provinciale della finanza portò alla luce una serie di illeciti nei confronti del fisco. Tra i reati ipotizzati anche quello dell’usura, frode fiscale, bancarotta e riciclaggio. Le persone indagate all’epoca dei fatti erano 39 e i risultati dell’operazione parlarono di nove ordinanze di custodia cautelare emesse, trenta persone denunciate a piede libero e numerosi sequestri di autovetture di lusso, moto di grossa cilindrata, una tenuta con un allevamento di cavalli, uno yatch di 17 metri. Il tutto per una somma che si aggira intorno ai 10 milioni di euro.
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