Nasce nel Cilento un concept innovativo sulla pizza
| di Maurizio TroccoliNel Cilento nasce un concept nuovo sulla pizza. E chi l’ha realizzato, probabilmente, non ne è neppure consapevole fino in fondo. Il suo ‘esperimento’ infatti, probabilmente, non è stato partorito a tale scopo. Tuttavia questo non è neppure un semplice locale dove si può mangiare una buona pizza. E’ invece un luogo dove si vive una esperienza con la pizza. A partire dalla sua location. Siamo a Marina di Camerota, in pieno Cilento, ai piedi del castello marchesale.
Qui si trova un cubo di vetro, sostenuto da travi lamellari in stile hi tech, dove ha preso vita un ‘incubatore’ d’impresa, una startup – si direbbe – che, se opportunamente canalizzata nella sua fase di sviluppo, rischia di diventare un concept, un brand o persino un franchising da esportazione. Ed è tutto made in Cilento. Tale è il suo ideatore, che è titolare anche della location ‘Kon Tiky’, Salvatore Saggiomo, tali sono i suoi collaboratori Cristiana ed Emanuele Saggiomo, e, cilentano è il giovane pizzaiolo Domenico Cusati. Qui prende forma una pizza tipicamente napoletana ma col genio cilentano dentro. Differenziarsi in questi luoghi, dove si è soliti trovare una buona pizza pressappoco dappertutto, non è cosa semplice. Ma qui, pur volendo, forse, soltando distinguersi, si è finiti per staccarsi dal ‘distretto pizza’, effettuare quello che gli americani della Silicon Valley chiamano ‘spin off’, ovvero disarcionarsi dall’industria madre ed elaborare un percorso nuovo.
Si parte da una combinazione di farine ricercate e che affondano nell’humus della tradizione, incrociando la ricerca e l’occhio acuto di un professionista del gusto come Salvatore, si approda ad un impasto leggero che lascia solo l’acquolina in bocca, e si arriva ad una pizza imprevedibile, come lo è l’effetto di una sorpresa. Gli operatori di questo ‘incubatore’ non lasciano trapelare particolari sulla realizzazione. C’è chi parla di lievitazioni lunghe e naturali e chi di particolari combinazioni di farine lavorate a pietra. Ma nulla viene nè confermato nè smentito. E neppure arricchito di dettagli. Il guizzo però è all’interno. Appunto nel condimento. Basti pensare che, solo di margherite, ne vengono proposte otto tipologie differenti. A seconda della mozzarella o del pomodoro che si preferisce. Uno tra tutti: il pomodorino del piennolo. Mentre altre realizzazioni fanno ricorso ai presidi slow food cilentani. Critiche? Guai a non trovarne. Ad esempio se le patatine fritte o il tiramisù fossero all’altezza della pizza, di critiche, appunto, ne avremmo individuate altre.
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