Ascea Marina: porte aperte per trenta richiedenti asilo politico
| di Rosalia TancrediTredici i nuclei familiari, per un totale di trenta persone, provenienti per la maggior parte dalla Nigeria e dalla Libia, che alloggiano, già da tre settimane in una struttura ricettiva di Ascea.
Condotti in loco dalla protezione civile, i rifugiati sono per lo più divisi in famiglie composte da padre, madre e figlio.
Gli adulti, per la maggior parte, hanno un’età inferiore ai trent’ anni, mentre i tredici bambini, hanno un’età compresa tra i quattro mesi e i due anni.
Rimarranno ad Ascea fino a fine anno e saranno assicurati loro, a spese dello Stato, i pasti, la pulizia e la biancheria.
Si dedicheranno, inoltre, all’apprendimento dell’italiano grazie ad un corso di lingua italiana che ha l’obiettivo di velocizzare le dinamiche di integrazione e consentire ai nuovi arrivati di sentirsi parte attiva della realtà che li ha accolti.
La loro permanenza trova la sua ratio nel diritto di asilo politico garantito dalla Costituzione italiana come previsto dalla legge 189/2002, dalla direttiva europea 2009/3/CE e dalla convenzione di Ginevra del 1951, in virtù della quale lo status di “rifugiato politico” va riconosciuto ai cittadini stranieri che lasciano il proprio paese di origine devastato da problemi quali, in particolar modo, guerre e persecuzioni.
La normativa vigente, che prevede un rimborso forfettario per la struttura ricettiva ospitante, prevede, inoltre, la figura del mediatore culturale che ascolta periodicamente gli ospiti e li sostiene per la risoluzione delle faccende pratiche, come il rinnovo del permesso di soggiorno.
Meravigliati dalla tranquillità di Ascea e entusiasti della semplicità che regola la vita del borgo marinaro, i giovani sono stati subito accolti dalla popolazione locale. Gli asceoti hanno dato prova della loro solidarietà fornendo, in particolar modo, vestiario e culle, passeggini e giocattoli vari per i bambini.
Non è mancato lo scetticismo iniziale, quando la comunità ha visto giungere in massa, il gruppo di nuovi arrivati, scetticismo ben presto svanito grazie soprattutto ai sorrisi dei più piccoli, capaci di commuovere e far riflettere, di emozionare e divertire.
Importante il messaggio lanciato dal parroco Don Peppino Greco, la prima domenica dopo l’arrivo dei rifugiati, quando le trenta persone, per la maggior parte di colore, si sono recate in chiesa per partecipare alla messa. “Dobbiamo essere aperti a chi proviene da scenari di sofferenza. Dobbiamo ascoltare la parola del Signore, superare la diffidenza cercando di non essere egoisti. Non dobbiamo chiuderci nei recinti delle nostre certezze, ma essere pronti a donare solidarietà a chi soffre.”
Un Natale diverso, dunque, si prospetta per queste famiglie e per la comunità asceota, un Natale all’insegna della solidarietà tangibile e volto alla riscoperta del vero significato della nascita di Gesù.
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