Prignano Cilento: due giorni di teatro nell’Oasi dell’Alento
| di Vince EspositoTeatrocontinuo propone il 28 e 29 aprile due giorni di teatro nell’Oasi dell’Alento, con due spettacoli incentrati sulla valorizzazione delle risorse naturali, storiche e umane del Cilento.
Il primo spettacolo, dal titolo “Il Professor Acquinbocca”, si terrà il 28 aprile alle ore 13.00 e sarà dedicato alle giovani generazioni.
Il Professor Acquinbocca
Il professor Acquinbocca cercherà di capire perché l’acqua è così importante nella vita del nostro mondo e lo farà cominciando dalle proprietà fisiche dell’acqua, riflettendo su come l’acqua possa galleggiare sull’acqua, perché l’acqua riesca a risalire dal basso all’alto come fa negli alberi, come i sali si sciolgano in acqua.
Ma poiché è persona stravagante e confusionaria il professore si addentrerà anche nella narrazione di numerose storie di acqua, storie di uomini che nell’antichità credevano che l’acqua fosse magica, aneddoti di pirati maldestri.
Per fortuna ad aiutare il professore ci sarà GoccioLina, una goccia d’acqua, che di acqua ne sa qualcosa, per ricordare al professore che l’acqua è un bene prezioso che non va maltrattato, inquinato o sperperato, e che per quanto possa essere studiato e conosciuto riuscirà sempre a conservare la sua magia.
Il 29 aprile alle ore 18.00, sempre negli spazi dell’Oasi Alento, Teatrocontinuo presenterà la sua ultima produzione, intitolata “Parola di Albero”.
Parola di Albero
Sin dai primissimi decenni del ventesimo secolo sono stati molti gli intellettuali e le correnti letterarie che hanno elaborato il tema dell’ossessione della contaminazione, la paura di privare l’uomo della natura e la natura dell’uomo.
Tra questi il poeta inglese T.S. Eliot, con la creazione di immagini di città allo sfacelo, uomini nel caos fra rovine in terre desolate.
È l’idea di un uomo che ha commesso il più alto dei crimini, il tradimento verso la terra, meccanizzandola a tal punto da vuotarla, apportando desolazione; è la visione di una mondo uscito dai suoi cardini che ci travolge nella sua attualità, un attualità che parla di un pianeta sofferente con futuro incerto.
In questo contesto c’è chi, come lo scrittore H. Hesse, suggerisce che gli alberi, con la loro forte valenza simbolica, possano aggiungere una parola alla storia scritta fin’ora e dare delle indicazioni su come riallacciare il rapporto con la natura.
Terre desolate e alberi come santuari: sono queste le due principali suggestioni che hanno dato l’inizio allo spettacolo, che vuole raccontare una storia ambientata in uno spazio temporale futuro dove l’uomo ha spinto la tecnologia al di là del limite del suo controllo, creando devastazione, e dove alcuni superstiti uomini, elfi e alberi hanno il compito di ricominciare la vita.
Le scene che si susseguono raccontano e descrivono tra danze, canti e installazioni le fasi della nascita, della crescita, della vita, della morte e della rinascita dell’uomo e dell’albero in un mondo solo all’apparenza irrecuperabile.
Il percorso della vita dell’albero come il viaggio della vita dell’uomo si fondono a tal punto da consentire la rinascita dell’uomo attraverso la mutazione dell’albero, assecondando così la suggestione che nella natura e negli alberi siano nascoste e conservate la memoria e la spiritualità dell’uomo.
In scena Gianni Bozza, Erica Taffara, Francesco Puccio, Valentina Abbà, Giulia Carolo, Matteo Culurgioni, Barbara Zoletto, per i canti eseguiti dal vivo con il tampura e tammorra da Barbara Zoletto e Matteo Culurgioni.
I testi sono di Francesco Puccio e autori vari rielaborati da Teatrocontinuo, per la regia di Erica Taffara.
Gli spettacoli rientrano nel più ampio cartellone del Festival della Natura.
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