Agropoli non si merita questo turismo
| di Alberto BrugnolaSi, ci sono proprio! Puntuali come un orologio svizzero. Mi riferisco ai sacchetti di immondizia, abbandonati lungo le strade periferiche di accesso ad Agropoli dai paesi vicini. Principalmente lungo la strada delle Case Bianche, che da Torchiara porta alla via Cannetiello di Agropoli. E’ quella particolarmente “presa di mira”. Itinerario prediletto degli incivili da favelas terzomondiste.
I sacchetti abbandonati intasano le cunette, sono preda degli animali randagi. Ne spargono il contenuto che rimane a imputridire al sole. Non è un bello spettacolo né per la vista, né per l’olfatto, tantomeno per la salvaguardia della salute pubblica. Come non è logicamente pensabile un’intervento giornaliero di netturbini,che percorrano le strade a raccogliere quello che gli incivili abbandonano.
Dicevo che sono arrivati, adesso, d’estate come nelle Festività Invernali, quasi come uno scotto da pagare per il maggior afflusso turistico. Ora sarebbe molto facile e scontato fare un logico abbinamento: bagnante/vacanziere=sacchetto. Disquisendo, magari, sulla provenienza della maggioranza dei turisti: Napoli e il suo interland, imputando alle abitudini dei suoi abitanti la critica situazione rifiuti che affligge, endemicamente, quelle zone. Non è mai un buon costume tracciare giudizi e porre condanne senza prove provate e giustifiche. E non è detto, poi, che non ci sia, anche, lo zampino di qualche nostro “indigeno” che approfitta della situazione.
Tuttavia il problema è palese e rimane in evidenza. La raccolta differenziata, conclamata unica panacea con gli attuali metodi di smaltimento, non è totalmente accettata. Occorre una presa di coscienza popolare che si estrinseca attraverso educazione, prevenzione e repressione. E, pure, questa volta le Autorità Comunali di Agropoli e Torchiara non si può dire che non si siano attivate. Propaganda informativa, distribuzione gratuita di contenitori e sacchetti, ritiro porta a porta in gran parte dei territori comunali, costituzione di ecocentro per rifiuti speciali e, per dissuadere l’abbandono per strada dei sacchetti l’istallazione di qualche cartello metallico con avviso di divieto di discarica e relative sanzioni. Ma sembra con risultati tutt’altro che positivi.
Due episodi dei quali personalmente testimone: uno di repressione uno di lassismo. In contrada Moio, sulla strada di accesso alla spiaggia di Trentova, è installato un contenitore metallico mobile per la raccolta indifferenziata. Un pomeriggio di agosto una pattuglia della polizia municipale multava un cittadino che scaricava da un’auto numerosi sacchetti di rifiuti.
E sulla via Montessori, affluente al Litorale San Marco, al lato di portoni e cancelli, cumuli di sacchetti da supermarket, nella totale indifferenza istituzionale.
Un’alfa e un omega tra i cui antipodi alberga il problema. La civile responsabilità dei cittadini, che premette una dovuta formazione culturale degli stessi, è d’obbligo, ma, praticamente, impossibile in particolar modo se i destinatari sono visitatori saltuari e occasionali. Parimenti è impraticabile, per impegno di risorse e man power, un controllo a tappeto del territorio da parte di forze dell’ordine preposte, con il compito dissuasivo di repressione.
Una soluzione del momento è la creazione di ecovigilantes a costo zero. Responsabilizzare, previa apposita ammenda a seguito di diffida, i proprietari delle abitazioni che palesemente contravvengono, non producendo rifiuti differenziati o depositando, antistante alle loro case, simili rifiuti, prescindendo che siamo essi stessi gli abitanti dell’immobile o i locatori.
Sarebbe un primo passo per la normalizzazione di un sistema abitativo stagionale, che può, nel tempo, riqualificare questo turismo balneare, al momento, selvaggio, Attualmente tendente soltanto al riempimento indiscriminato delle case d’affitto, polarizzato in pochi giorni di agosto. Conseguenze: servizi di pubblica utilità che vanno in tilt per sovradimensionato afflusso in funzione del loro potenziale, immagine negativa proiettata, disagi per i residenti.
Nel nostro mondo in vorticosa evoluzione è deleterio “rimanere sul colpo”. Non pensare a riformare quello che è attualmente l’unica risorsa produttiva delle nostre terre. Non traendo il meglio, per il bene di tutti, da questo meraviglioso dono paesaggistico, con il quale Madre Natura ci ha voluto gratificare.
Nella sua semplicità presuppone una pianificazione dedicata, una visione d’insieme condivisa da parte delle Amministrazioni Locali che gravano nel territorio del quale Agropoli ne è il capofila.
I presupposti ci sono tutti: la bellezza dei luoghi, il bagaglio storico, le infrastrutture che si stanno completando, la capacità di un Sindaco nel fare. Certo l’impegno è ambizioso e oneroso, si estende in un area ostica: la formazione culturale delle masse. Una presa di posizione nella quale credere senza riserve. Cambiare l’aspetto demo-etno antropologico di una collettività, anche se territorialmente ristretta. Perché i risultati si possono ottenere solo con la più ampia condivisione e partecipazione dei destinatari dell’iniziativa. Per iniziare, un valido aiuto può essere mutuare le migliori pratiche tra le realtà turistiche italiane che hanno raggiunto fruttuosi obbiettivi, siano essi di massa (Litorale Romagnolo), d’élite (Portofino) o intermedio (Sardegna).
Occorre mentalizzare il superamento di una paura politica, la riserva elettorale di dispiacere una ristretto numero di cittadini. Quelli che, nella loro cecità, non capiscono il tornaconto ancora maggiore che potranno avere da una mirata riqualificazione turistica.
E, assieme al ritorno economico e sociale per la Comunità, non potrà venir meno un rafforzamento del consenso comparato all’evidenza dei risultati ottenuti.
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