Operazione Chernobyl, poca chiarezza e tanti dubbi su una vicenda sconcertante
| di Luigi MartinoChiarita la natura delle sostanze, ossia, fanghi prodotti da trattamenti di lavaggio, liquidi di distillazione delle bevande alcoliche, prodotti di trattamento delle acque reflue industriali ecc., ora si intensificano le domande da parte dei cittadini residenti in zona, che chiedono chiarezza su cosa debba ora avvenire. Una domanda legittima visto che da anni oramai si denuncia l’aumento esponenziale di patologie tumorali in tutto il comprensorio Vallo di Diano. E’ pur vero che, la vicenda ha origini remote e che certo, quasi meraviglia, il grande interesse che in questi giorni sta suscitando la stessa notizia, riportata alla luce dal Codacons. Non che non fossero noti i nomi dei 13 salernitani coinvolti nell’inchiesta che vede rinviati a giudizio ben 38 individui.
I 13 coinvolti
Eccoli dunque, di nuovo, ritornare alla ribalta delle cronache locali. Franco Lettieri di Buccino, Gaetano Ferrentino e Domenico Ferrentino di Roccapiemonte, Giovanni Pomposelli di Capaccio, Giulio Ruggieri di Angri, Felice Maria D’Alessio di Battipaglia, Rosario Pinto di Capaccio, Vito Cabrano di Eboli, Pellegrino Cerino di Battipaglia, Biagio Di Cruccio di Teggiano, Antonio Piserchia di Santomenna, Giovanni Marrandino di Capaccio. Nell’incheista figurava anche un altro uomo di Teggiano, nel frattempo deceduto nel 2010. Il processo Chernobyl, per tutti, partirà il prossimo novembre e siamo sicuri che riserverà in corso d’opera, molteplici sorprese. Intanto ci si interroga su chi debba iniziare quel doveroso ed urgente intervento di bonifica dei siti.
L’obbligo di bonifica inviato nel 2004
Come non ricordare quindi, che già quattro anni fa la Procura di Santa Maria Capua Vetere aveva inviato ai Comuni l´obbligo di intervento, a fini di bonifica e messa in sicurezza dei siti sequestrati. Beh, da allora il silenzio è calato sulla vicenda e nessuno, davvero nessuno, ha mosso un dito per risanare un’area a forte vocazione agricola. Ora dunque tutto ritorna alla ribalta. Primi a farsi sentire sono proprio i Sindaci, quei Sindaci che dovevano provvedere già quattro anni fa. Ora sembra abbiano intenzione di costituirsi parte civile nel processo. Ottima mossa per ribaltare la vicenda. Ebbene perché la posizione dei Sindaci ora è chiara. D’altra parte come dargli torto. Infatti la domanda da porsi è dove dovrebbero reperire le risorse questi primi cittadini per bonificare terreni che in moltissimi casi sono di proprietà privata. Non solo, ma allora ci si dovrebbe interrogare anche sul fatto che ad oggi l’ARPAC, l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale, non ha disposto nessun intervento nell’area in questione. Ed ecco quindi i paradossi di uno scarico di responsabilità, ancora una volta, sugli unici punti di riferimento certi presenti nei territori: i Comuni.
Conclusione
A questo punto una sola ultima riflessione: ma i cittadini quando decideranno di ribellarsi a queste situazioni che come noto mettono in serio pericolo la loro vita e quella delle generazioni che verranno? ed infine: chi davvero prenderà per primo, coscienza che oggi, ancora oggi, i terreni in questione confinano con altri terreni dove con molta tranquillità si continua a coltivare mais, frumento ecc.
Insomma quale burocrazia può impedire ai veleni sepolti nel Vallo di Diano di espandersi nei terreni confinanti e quindi nelle falde acquifere di un territorio che migliaia di anni fa era un lago pleistocenico. A noi tutti dunque la risposta.
©Riproduzione riservata