Francesco Cera manda in estasi il pubblico di Vallo Della Lucania
| di Giuseppe GalatoL’atmosfera che aleggia nella cattedrale S. Pantaleone di Vallo Della Lucania è sacrale. Non per il luogo in sé, ma per la silenziosa attesa del pubblico.
Rivolti come di consueto verso l’altare, vuoto e poco illuminato, fedeli e non aspettano questa sera non un rito religioso ma qualcos’altro.
Senza che sul pulpito compaia figura ecco arrivare, risuonando nell’etere, l’essere (o essenza, che dir si voglia) anelato dai presenti: la musica.
Dall’organo a canne, posto come di consueto in alto all’ingresso della cattedrale, Francesco Cera ci introduce a quello che è il mondo della musica per organo antico.
Il pubblico non si volta, se non qualche curioso, ma rimane assorto come in estasi dalla musica, continuando a rivolgere lo sguardo verso il pulpito vuoto, come se quella musica provenisse da un altro piano astrale. Qualcuno china il capo, qualcun’altro si lascia trasportate imitando con dei gesti i flutti di note che si dipanano nell’etere.
Il repertorio proposto da Cera va dalla “Battaglia” di Johann Kaspar Kerll alla più famosa “Ave Maria” passando per “Inno Ave Maris Stella ” di Antonio De Cabezon e “Toccata Con Lo Scherzo Del Cucù” di Bernardo Pasquini. “Toccata Quarta Da Sonarsi Alla Leviatione” di Girolamo Frescobaldi passa il testimone a “Fuga Sopra Il Magnificant BWV 733” di Johann Sebastian Bach mentre “Quanno Nascette Ninno”, di Sant’Alfonso De Liguori, apre alla chiusura del concerto affidata ad un ulteriore brano di Bach, la “Pastorale BWV 590”.
Il pubblico, fino ad ora raccolto in religioso silenzio, anche fra un brano e l’altro, finalmente si alza voltandosi verso l’esecutore. Uno scrosciare di applausi raggiunge Francesco Cera, il quale continua ad inchinarsi verso il suo pubblico, lì dall’alto alto, dove solo espressioni umane come la musica possono arrivare.
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